di Virginia Boddi
Le strade che iniziano a riempirsi di decorazioni natalizie, le vetrine dei negozi che si addobbano a festa, i mercatini di natale che, come ogni anno, spuntano qua e là negli angoli delle città. Eccoci giunti a ridosso del Natale, e come ogni anno ci prepariamo ad accoglierlo e festeggiarlo con i nostri cari e con tutte le persone a cui vogliamo bene. Ripercorriamo la storia del Natale per riflettere sul suo significato e su come oggi viene vissuto.
Per raccontarvi la storia del Natale dobbiamo tornare ad una fredda notte d’inverno, tra gli anni 243 e 336 d.C, quando nell’antica Roma imperiale, amici e parenti si scambiarono le prime “strenne” per festeggiare il “dies natalis”. Agli auguri di buona salute, si accompagnarono presto ricchi doni, cesti di frutta e dolciumi vari, e poi doni di ogni tipo, perché la nascita di Gesù e, insieme, l’anniversario dell’ascesa al trono dell’Imperatore, divenissero il simbolo di una prosperità che avrebbe dovuto protrarsi per l’intero anno. Il Natale è la principale festa del’anno; possiamo meglio definirlo un periodo di una serie di festeggiamenti che, partendo dal solstizio d’inverno, arrivano fino all’Epifania. Feste che nella tradizione popolare erano legate alla chiusura di un nuovo ciclo.
La festa appartiene all’anno liturgico cristiano, in cui si ricorda (come sappiamo tutti) la nascita di Gesù Cristo, che nella Cristianità occidentale cade il 25 dicembre, mentre nella Cristianità Orientale viene celebrato il 6 gennaio. La nascita viene fatta risalire dal 10 al 4 a.C., con molte incertezze. Il Natale non viene introdotto subito come festa Cristiana, ma bisogna aspettare l’arrivo del Quarto secolo nell’Impero romano, e più tardi anche nelle zone dell’Oriente. La tradizione cristiana si intreccia con la tradizione popolare e soprattutto con quella contadina, perché ricordiamo che, prima della festa cristiana, in questo periodo c’era una serie di feste e riti legati al mondo rurale. Prima del Natale cristiano c’erano la festa del Fuoco e del Sole e la festa della divinità della luce Mitra (in questo periodo c’è il solstizio d’inverno, cioè il giorno più corto dell’anno – da questa data in poi le giornate iniziano ad allungarsi).
Nell’Antica Roma dal 17 al 24 si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, Dio dell’agricoltura, ed era un periodo dove si viveva in pace, si scambiavano i doni, venivano abbandonate le divisioni sociali e si facevano sontuosi banchetti. Tra i Celti invece si festeggiava il solstizio d’inverno. Nel 274 a.C l’imperatore Aureliano decise che il 25 dicembre si festeggiava il Sole. Le celebrazioni del solstizio invernale erano molto diffuse e popolari nel Nord Europa, e prima che fossero recepite nella tradizione cristiana, la parola Natale era definita yul, da cui è stato tratto il termine yule, che significa appunto Natale.
Per quanto riguarda l’albero di Natale, si crede che sia stato introdotto per la prima volta in Germania. Ci furono anche conflitti religiosi tra autorità governative sulla celebrazione della festa. Nell’Inghilterra cromwelliana, dove fiorì una forte teocrazia conservatrice, e nelle primissime colonie americane del New England, il Natale fu una tra le molte celebrazioni che furono soppresse. Dopo la rivoluzione russa, in Unione Sovietica il Natale venne soppresso per i successivi settantacinque anni. Al giorno d’oggi presso i Testimoni di Geova, in alcuni gruppi Puritani, e presso i fondamentalisti cristiani, il Natale viene considerato come una festa pagana, non menzionato dalla Bibbia e pertanto non celebrato. Negli anni recenti il Natale ha dato una spinta ai consumi che spesso diventa un festeggiamento frenetico, lasciando il clima di celebrazione a una gara commerciale, facendo intervenire anche la Chiesa a promuovere con più incisione il significato religioso.
CELEBRAZIONI E FOLKLORE REGIONALE
Nel Nord Europa, in particolare Germania e Paesi Bassi, le celebrazioni del periodo natalizio sono incentrate sulla figura di San Nicola (anche chiamato San Nicolò), la cui festa è il 6 dicembre e costituisce l’analogo del Santa Claus del mondo anglosassone. La parola Santa Claus deriva in particolare dall’olandese Sinterklaas, dal personaggio reale di San Nicola, che porta doni ad ogni bambino buono, come in Germania, durante la notte tra il 5 e il 6 dicembre. Nei Paesi Bassi, i bambini danno il benvenuto al Sint che arriva ad Alkmaar dalla sua residenza estiva a Madrid in Spagna il giorno 133 novembre, con un battello carico di regali per i bambini che durante l’anno sono stati bravi e aspettano impazientemente il suo onomastico, che cade il 6 dicembre. E quando ricorre pakjesavond, cioè la sera del 5 dicembre, il santo con il pastorale e la mitra rossa, attributi tipici dei Vescovi, arriva sui tetti sul suo cavallo bianco insieme ai suoi aiutanti di colore, un po’ dispettosi, chiamati zwarte Pieter (Peter Neri) per portare i regali ai bambini che lo stanno aspettando. In Germania le tradizioni natalizie variano da regione a regione; il periodo natalizio inizia già a novembre. A partire da novembre le scuole organizzano per il tardo pomeriggio delle processioni dove i bambini portano delle lanterne, che hanno costruito con l’aiuto dei maestri, e servono per illuminare la strada a San Nicola. Nel periodo dell’Avvento vengono fatte delle ghirlande dove poi, nelle quattro domeniche precedenti il Natale, vengono messe delle candele e si addobba la casa. Successivo al giorno di San Nicola, che per la maggior parte dei bambini rappresenta il vero Babbo Natale che porta i doni la notte della vigilia, pone i doni sotto l’albero dopo aver mangiato un semplice pasto. I doni vengono portati da Weihnachtsmann, che in tedesco significa proprio Babbo Natale e rassomiglia a San Nicola. In Svezia, le aziende, tradizionalmente, durante le settimane che precedono il Natale, invitano i loro impiegati a un buffet a base di smorgasbord o antipasti. In previsione di un possibile avvelenamento da cibo, i giornali svedesi tradizionalmente verificano i ristoranti con un test di laboratorio. Il Natale è, prima di tutto, una festa del cibo, del prosciutto cotto, ma ce n’è una tale varietà regionale di cui ogni giorno viene servito il meglio. Il programma più tradizionalmente unificante di tutta la Svezia durante le feste natalizie è uno speciale Disney che va in onda alle 15 della Vigilia. Un’altra festa molto sentita di questo periodo è quella di Santa Lucia, in cui in ogni famiglia la figlia femmina, la maggiore, viene vestita con una tunica bianca, una cintura rossa e in testa una corona con delle candele accese e porta un vassoio con dei dolci, per offrirli a tutta la famiglia.
Nel Sud Europa il Natale è una fusione tra tradizioni moderne e antiche che risalgono al Sacro Romano Impero. Anche qui: cibo, osservanze religiose, presepe e i doni vengono acquistati per il giorno dell’Epifania, portati dalla Befana, mentre in altre da Gesù Bambino il giorno della Vigilia o a Natale oltre che per Santa Lucia da Siracusa. Negli ultimi anni anche in Italia la figura di Babbo Natale è diventata sempre più importante. In Spagna, in particolare in Catalogna, alle figurine del presepe vengono affiancate due statuine assai caratteristiche: quella di Tio, un piccolo tronco d’albero che se viene scosso rilascia dei dolcettini, e quella del caganer, considerato uno dei più divertenti e originali porte-bonheur natalizi.
L’Europa Centrale. In Polonia, la vigilia di Natale è il primo giorno di festa, e viene celebrato con un banchetto. La festa inizia con l’apparizione di una prima stella, si legge il brano della Bibbia, si fanno gli auguri scambiandosi l’oplatek (piccolo wafer bianco che si compra solo per questa occasione), poi la cena a base di cibi magri come pesce o verdure e i grassi come burro e olio non vengono utilizzati nemmeno per preparare i dolci; la cena è seguita da uno scambio di doni e il canto delle canzoni natalizie (koledy – la tradizione molto ricca in Polonia). Il giorno successivo si passa a trovare gli amici. Il Natale in Slovacchia è celebrato soprattutto in famiglia: cibo e celebrazioni religiose sono gli eventi principali. Nel 2001 è stato costruito a Bratislava un enorme presepe, costruito da Plavecky Stvortok, un progettista con esperienze in altre città. Le celebrazioni natalizie in Russia sono state ripristinate dal 1992, dopo decadi di soppressione da parte del governo comunista. Queste feste sono centrate sulla Vigilia, la “Sacra Cena”, che consiste in dodici portate, una per ogni apostolo di Gesù. La tradizione russa è tenuta viva dalla visita del “Nonno Gelo”, e della sua “ragazza della neve”, il primo giorno dell’anno. Anche le tradizioni del Natale Russo includono l’albero di Natale, o yolca, acquistato per la prima volta da Pietro il Grande, dopo i suoi viaggi in Europa alla fine del XVIII secolo. In Gran Bretagna i fuochi d’artificio sono parte integrante delle celebrazioni natalizie, mentre spettacoli di mimo sono molto popolari tra le giovani famiglie. A Cambridge al King’s College, per esempio, viene tenuta una festa particolare chiamata Nine Lessons and Caroles, ricca di un programma molto popolare nonché religioso. Ogni anno, dal 1947, la città di Oslo offre in dono agli inglesi delle ghirlande in segno di ringraziamento per l’azione svolta dalla Gran Bretagna in favore della Norvegia durante la Seconda guerra mondiale. Il giorno di Natale si sta insieme alla famiglia e si mangia tacchino ripieno accompagnato da mirtilli e per dolce viene preparato sempre il Christmas Pudding o Christmas Cake. Alle 3 del pomeriggio in televisione c’è sempre il discorso della regina.
Nord America. Negli Stati Uniti e in Canada, la tradizione è essenzialmente la stessa di quella anglosassone. In Canada è solito decorare la casa con addobbi natalizi come corone di alloro, con luci colorate e con l’albero di Natale. I bambini la notte di Natale sono soliti appendere delle calze in modo che Babbo Natale le possa riempire con caramelle e cioccolatini. In alcuni paesi esiste ancora la tradizione, per i piccoli, di andare a cantare di casa in casa le canzoni natalizie. Come compenso ricevono qualche moneta o dei dolcetti, oppure qualcosa di caldo da bere. Il pranzo natalizio consiste nel tacchino ripieno con contorno di patate e salsa di mirtilli. In alcune famiglie invece del tacchino è preferita l’anatra arrosto. Da sempre, in Messico la tradizione natalizia ruota attorno alla posada. Per nove giorni, gruppi di persone passano di porta in porta, vestiti come gli antichi magi, e periodicamente vengono invitati nelle case per partecipare allo scambio di doni, chiamato pinata.
Sud America. I temi dominanti le feste religiose del Natale sono condizionati fortemente dalla religione cattolica. Costumi secolari che stanno alla base del portare doni, sono un misto di tradizioni locali ed europee. In Argentina i doni vengono portati il 6 gennaio, il “Giorno dei Tre Re”; qui i bambini lasciano le scarpe sotto il letto ed al mattino se le ritrovano piene di dolci o piccoli doni portati dai Magi, che lì si sono fermati, sulla strada verso Betlemme. Le scene della natività sono profondamente radicate nelle tradizioni natalizie del Sud America, sia presso le famiglie che nei luoghi pubblici. In Perù, dove vi è una forte componente di discendenti dei nativi americani, le figure del Natale sono spesso intagliate a mano secondo uno stile antichissimo.
Asia: paesi di religione cristiana. Le Filippine si sono guadagnate il merito di celebrare la più lunga stagione natalizia del mondo e, come in altri paesi, hanno subito l’influenza della cultura ispanica. In questo paese prevale la scena della natività, molto diffusa, ricca di luci e decorazioni. Tradizionalmente, il giorno di Natale di questa nazione è accompagnato da un periodo pre-natalizio di celebrazioni religiose che iniziano il 16 dicembre e che durano nove giorni, fino alla Vigilia. In Corea del Sud e a Timor Est, è presente una vasta comunità di cristiani dove il Natale è celebrato ed è considerato una festa ufficiale.
Nazioni asiatiche non cristiane. A Taiwan, il 25 dicembre è considerato il giorno in cui si è sottoscritta la Costituzione della Repubblica Cinese nell’anno 1947. Ed è estremamente popolare, come se fosse Natale. Il Giappone considera il giorno più importante è il 1° gennaio. Inoltre viene considerato un giorno da passare con la persona amata. In India, in molte scuole, questo periodo viene considerato come vacanza natalizia: inizia poco prima di Natale e termina pochi giorni dopo, di solito il 1° gennaio. In Hindi il Natale viene chiamato Bada Din, il grande giorno, ed anch’esso celebra Santa Claus e l’acquisto di doni.
IL NATALE DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO
Nelle nazioni in cui viene celebrato, il Natale è tipicamente il maggiore stimolo annuale per l’economia. Le vendite aumentano vertiginosamente in tutti i settori merceologici; i negozi introducono nuovi prodotti a prezzi concorrenziali. L’impatto economico del Natale continua dopo le feste, con i saldi nel mese di gennaio, in cui i negozi svendono gli avanzi di magazzino. Molte persone religiose, come anche gli anti-consumisti, lamentano una “commercializzazione” del Natale. Vedono una stagione natalizia dominata dal denaro e dal consumo, di cui fanno le spese i valori importanti della festa come la compassione, la generosità e la gentilezza. In questo particolare periodo dell’anno non aumentano solamente gli acquisti frenetici per i classici regali di Natale, ma anche la fabbrica del “cine-panettone” sforna in questo periodo continue pellicole natalizie, dalle più classiche ai soliti film comici.
Dopo questo excursus sulla storia del Natale e su come ci si prepara a festeggiarlo nelle varie città d’Europa e del mondo, dobbiamo chiederci: che ruolo ha assunto il Natale nella società attuale? Viviamo in una società in cui si sono persi i valori di un tempo, frenetica, in cui anche il Natale si è trasformato in una festa meramente consumistica. Viviamo in una società in cui ogni festa, più che un momento di riflessione o di ritrovo con le persone amate, si trasforma in un’occasione per spendere. Per me, la vera bellezza del Natale non sono tanto le luci colorate che illuminano l’albero, le terrazze, gli angoli delle strade, i numerosi mercatini di Natale e lo spendere per l’acquisto dei regali, ma è il ritrovarsi tutti insieme, una volta l’anno, con la propria famiglia, mettendo da parte per un giorno i problemi, le difficoltà, le preoccupazioni e le tensioni, fermarsi per godere di quello che abbiamo. Troppo spesso ci dimentichiamo dei valori, degli affetti, finendo per darli per scontati, perdendo il valore prezioso delle piccole cose. Prima di concludere, vi lascio con due semplici domande: per voi che cos’è il Natale? Una festa meramente consumistica o una festa da trascorrere con i propri cari?
I miei più sinceri auguri a tutti.
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