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Naturalmente, malick

Creato il 24 maggio 2011 da Kelvin
NATURALMENTE, MALICK
Ha vinto proprio lui: mai nella storia del Festival di Cannes c'era stato un vincitore così annunciato. Terrence Malick era il grande favorito e si è portato a casa la Palma d'Oro senza colpo ferire. Giusto? Sbagliato? Un fatto è certo: The tree of life è un film unico nel suo genere (il 'genere Malick'), non omologabile, non categorizzabile. Visivamente grandioso, dall'interpretazione misteriosa, certo deve molto del suo clamore anche alla figura per certi versi 'mitica' del suo autore, personaggio sfuggente, inafferrabile, inavvicinabile, autentico 'guru' della settima arte. Di The tree of life parleremo più diffusamente a breve, ma certo il carattere di 'unicità' della pellicola, unito alla sua magniloquenza, ha pesato non poco sul palmares. Insomma, il film di Malick era l'unico vero 'evento' del Festival e ha avuto gioco facile nel far breccia nella giuria. E va bene così.
Del resto ha ragione Bob De Niro, le sue parole sono state semplici e lapalissiane: 'non si poteva premiare tutti'. E quest'anno a Cannes c'erano davvero tutti: un' edizione-monstre con Kaurismaki, Almodòvar, Dardenne, Ceylan, Von Trier, Miike, Mihaileanu... una tale abbondanza non si era mai vista, e questo fa capire ancora di più come mai si è voluta premiare la 'diversità' di Malick: era, semplicemente, il film che ha messo tutti d'accordo. Punto.
Ottime scelte anche gli altri premi, a testimonianza di una qualità elevatissima delle opere in gara: fa immensamente piacere la vittoria di Kirsten Dunst tra le attrici, nonostante i deliri nazisti di Von Trier. Onore al merito alla giuria, che ha voluto premiare una brillante interpretazione non facendosi condizionare dalla 'scomunica' (giustissima) comminata al regista danese. Bello anche il premio per la regia a un altro danese, Winding Refn,  che ha convinto tutti col suo Drive. Meno a sorpresa invece i premi ai fratelli Dardenne (ormai 'abbonati' alle vittorie, quest'anno è toccato loro il Grand Prix) e al turco Ceylan.
Grossa sorpresa invece la Palma d'oro per il miglior attore al francese Jean Dujardin, per il film The Artist di Michel Hazanavicius: pellicola muta, originalissima e nostalgica insieme, tenera e toccante.
Tutte scelte, come si vede, molto 'cinefile' e non scontate:  quello che si vorrebbe sempre da un festival.
E siamo alle dolenti note. Vale a dire ai film italiani in gara. Diciamoci la verità, tutti noi ci siamo rimasti parecchio male: eravamo sbarcati sulla Croisette con due 'pezzi da novanta', e siamo tornati con le pive nel sacco. Pazienza. Ce ne faremo una ragione, ma senza piangere: i film di Moretti e Sorrentino sono belli e importanti, e hanno ottenuto l'apprezzamento di pubblico e critica. Senza contare (cosa forse più importante) che sono stati venduti in tutto il mondo, con grandissimo successo. Abbiamo assistito a tante edizioni di Cannes e Venezia con palmares altrettanto desolatamente vuoto, ma stavolta usciamo con la consapevolezza di avere, in ogni caso, un cinema italiano importante e vitale. E non è poco.
Appuntamento al prossimo anno.

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