Lo studioso tedesco Hans Blumenberg, analizzando il proemio del II libro appartenente al De rerum natura di Lucrezio, ha compendiato il rapporto tra il saggio epicureo e la realtà attraverso un efficace titolo, cioè “Naufragio con spettatore. Paradigma di una metafora sull’esistenza”. Il filosofo epicureo, infatti, contempla da lontano la burrasca che sballotta la nave su cui viaggiano i mortali, non partecipe di fronte allo spettacolo di un’umanità preda di insane passioni, sempre bramosa di piaceri e di successi, ma ognora inappagata.
A distanza di molti secoli, il poeta Valerio Magrelli nel componimento “Il confine tra la mia vita”, rivisita e rielabora il tema, evidenziando la contigua distanza tra noi e gli altri, l’incolmabile prossimità tra chi è di là e di qua dallo schermo. Lo spartiacque che separa i “sommersi” ed i “salvati” oggi è il confine televisivo, finestra cui si affacciano ciechi che tutto vedono. Lo spettatore assiste alla carneficina della storia umana, appena sfiorato da sequenze piatte nella loro plastica atrocità.
E’ stato il caso o il destino a scaraventare alcuni sulla sponda dell’orrore e ad adagiare altri sulla riva di sabbia dorata? Da che cosa dipende questa disparità?
Guardiamo con indifferente empatia, con estranea partecipazione, sperando ci sia risparmiato di essere risucchiati dall’altra parte, mentre la marea sale lenta, inavvertita…
Il confine tra la mia vita e la morte altrui
passa dal divanetto di fronte alla tv,
pio litorale dove si riceve
il pane dell’orrore quotidiano.
Davanti all’ingiustizia che sublime
ci ha tratti in salvo per farci contemplare
il naufragio da terra,
essere giusti rappresenta
appena la minima moneta
di decenza da versare a noi stessi,
mendicanti di senso,
e al dio che impunemente
ci ha fatto accomodare sulla riva,
dal lato giusto del televisore.
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APOCALISSI ALIENE: il libro