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Non è solo una nave che ieri ha fatto naufragio su uno scoglio al largo dell'isola del Giglio, provocando la morte di almeno tre persone, aspettando che delle 40 di cui non si hanno notizie vengano rintracciate, ma è pure quello che rimane dell'immagine di un paese ormai considerato un rischio da evitare non solo dal punto di vista finanziario e politico.
La fotografia della Costa Concordia, la nave gioiello della compagnia di navigazione italiana Costa Crociere, adagiata su un fianco campeggia su tutti i media internazionali, quasi a simboleggiare il definitivo tracollo del paese alla quale appartiene, afflosciatosi sotto il peso insostenibile dei propri peccati.
A rafforzare l'immagine di disfacimento nazionale concorrono poi i racconti dei sopravvissuti e le cronache dei giornalisti, che fedelmente rappresentano il peggio degli stereotipi sugli italiani, narrando di un capitano pasticcione e superficiale e di un equipaggio impreparato, menefreghista e pusillanime.
A stabilire le cause vere del disastro ci penserà la commissione d'inchiesta, ammesso che ci riesca visti i precedenti di investigazioni simili perse nelle nebbie di improbabili misteriosi attentati, quando la verità a volte è la più semplice tra le ipotesi da ricercare, ma quello che è sicuro che quest'altro incidente da il colpo finale alla credibilità di un paese che ormai non verrà visto nemmeno più affidabile per passarci le vacanze.
Bisognerebbe che chi di dovere, ovvero la cosiddetta classe dirigente, si decidesse a fare un profondo esame di coscienza e prendersi la sua responsabilità di fronte alla deriva nazionale causata principalmente proprio dalla inettitudine, alla voracità e al non rispetto delle regole di cui non solo la classe politica ha fatto da modello all'intero paese, ma ha addirittura incoraggiato alimentando un sistema basato non sul merito ma sulle clientele e le raccomandazioni.
Questa è l'Italia dipinta da Pasolini, il paese degli avvocatucci unti di brillantina e dei funzionari carogne, che ormai più non esiste, proprio perché esistette e che sarebbe meglio sprofondasse nel suo bel mare, per liberare mondo della sua presenza.
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