Poesie di Nazario Pardini
Colloquio con il mare
Mi trovo qui davanti alla tua piana
frammentata da scaglie ed azzannata
da becchi di uccelli voraci
ed insaziabili. Mare! Mio mare!
Quanto mi sei vicino!
Tu che vivi di rivoli di cielo
tormentato e irrequieto.
Chiederti qualcosa è sempre poco.
Ma parlare con te dell’immenso
forse mi è più caro. E stamani
la mia voglia è quella di ammirarti;
tu, eternamente instabile,
umano e disumano.
Lo sai? Se ti sono lontano,
ti sogno come amico;
ti vedo, alla mia assenza,
come assenza di amore
della donna che amo.
Ma torno sempre eguale, quando torno,
sempre poco,
davanti a te che immenso mi rapini
e porti via il mio seno.
Tu l’accarezzi, lo invogli
a sfiorare l’eterno.
Ma quando scende a terra,
ancora più ne soffre
di questa sua miseria;
se torna a rimirarti,
ancora più ne soffre,
misurando col giorno il tuo cammino.
Ed io ti chiedo,
ti chiedo del mistero,
ti chiedo della vita,
tu che contieni anni
che ancora non parlavano:
di quando la tua nascita?
da quando il mio destino?
A volte mi rispondi
ed io ti ascolto
disposto a fuggir via col tuo salmastro.
Dimmi, quindi, anche stamani,
qualcosa del colore
che ti frantuma a sera,
qualcosa del tramonto,
per te solo bellezza, forse,
per me giorno che fugge.
“I miei pensieri, uomo, sono eguali
a quelli che tu provi quando tenti
di misurarti a Dio. Anch’io
vado da un mondo a un altro senza pace,
né mai tace
la voglia né si appaga
di copularmi al cielo. Solo a sera
mi quieto in esplosioni
di luci e di colori;
arancio le mie guance
e mi sprofondo
in un riposo umano:
sogno inquieto per te,
per me solo riflesso di una luna
nel mio perpetuo moto.”.
(Da Dicotomie. The Writer Edizioni. Milano. 2013)
Non chiedermi perché
Non chiedermi perché sono venuto
a trovarti di nuovo. Sarà forse
perché qualcosa provo
ancora dentro me.
Sai!, non è molto che pensavo
all’ultimo saluto. Ti ricordi?
Era sul mare, il cielo cinerino
di un settembre un po’ stanco accompagnava
un melanconico addio. Eppure
io non credevo che un lungo patrimonio
potesse rivelarsi così fragile
come la bruma pallida d’autunno.
Il cielo si rompeva ad occidente
e il sole grosso e fervido, alla sera
di quel giorno impossibile, tingeva
il tuo volto diverso. Mi ero sperso.
Non ritrovavo più la strada amica,
la strada di una vita. Sono qui.
Non chiedermi perché. Sono venuto!
Ho ancora dentro l’anima
il sole di una sera,
il mare quasi calmo, un volto stanco,
e una bàttima lenta a misurare
un tempo troppo pigro per chi soffre.
Sarà forse l’amore. Chi lo sa.
Eppure c’è qualcosa che ha guidato
quest’animo rigonfio di ricordi
tra i fiordi del passato. Ma non chiedermi
di più. Accetta un mio saluto. E vado.
Davanti a me c’è un guado,
un guado che riporta
quest’uomo ormai attempato
all’altra sponda.
Contro le lune
Ho sempre fissa, padre, la tua immagine;
i nostri sogni, il cielo: prevedere
dure gelate a divorare pane,
piogge future ad annullare semi;
e brezze, e folate affilate
a recidere illusioni mai appagate.
Eppure si aspettava primavera
immaginando anche il suo profumo
nel suono nemico dell’urlo invernale.
È sempre fissa, sì!, la tua visione:
tronco scheggiato da lame
forgiate dal tempo;
fronda sfrascata da inverni ribelli;
idea appesantita
da troppe lune piene. Sì!, ti rivedo
ancora qui con me, padre immolato,
a regalarmi odori d’erbe offerte
alle frullane lucide di sole.
Sai, padre!
Qui non ci sono più terre feraci
disposte a dare vita
a mèssi generose;
fronde feconde
ad ospitare nidi da allevare.
Sulla tue terre crescono le case
abbracciate fra loro
come pietre di cava sopra storie
destinate a finire. Chiedo solo
- al cielo, a qualcuno, non so a chi -
che mi mantenga in seno la tua voce,
che mi mantenga in cuore il tuo sorriso,
il tuo sagrato profumato d’erba,
e la tua voglia, maledetta voglia,
di seminare sogni anche nei giorni
più neri della notte.
Contro le lune.
Nazario Pardini è nato ad Arena Metato (PI). Laureatosi prima in Letterature Comparate e successivamente in Storia e Filosofia all’Università di Pisa è inserito in Antologie e in Letterature. Molti e importanti i Premi Letterari vinti, fra cui nella terna Mussapi, Pardini, Baudino, al Premio “Pisa”, 2000; il Premio “Libero De Libero”, Fondi, 2012; il Pemio “Città di Pontremoli”, 2011; il Premio “Pomezia”, 2013. Molti i critici che si sono occupati di lui, fra i più importanti: Ninnj Di Stefano Busà, M. Luzi, G. Luti, V. Vettori, D. Carlesi, G. Linguaglossa, P. Ruffilli, G. Giacalone, L. F. Accrocca, B. Sablone, A.Piromalli, S. Ramat, V. Esposito, Malinconico, E. Rebecchi, A. Nazzaro, A. Spagnuolo, Bàrberi Squarotti, A. La Rocca… È critico e prefatore. È fondatore, curatore, e animatore di “Alla volta di Lèucade” (nazariopardini.blogspot.com), importante blog culturale, punto d’incontro della comunità letteraria nazionale e non solo. Il 9 maggio 2013 gli è stata conferita la Laurea Apollinaris Poetica dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Ha pubblicato 26 opere fra poesia, narrativa e saggistica.