28 NOVEMBRE - In America, la notte del 31 ottobre, non significa solo ragazzini che suonano il campanello chiedendo in coro “Trick or Treat? “(dolcetto o scherzetto), ma come da tradizione, indica l’inizio del campionato di basket più spettacolare ed appassionante al mondo: l’NBA. Dopo la parentesi della stagione accorciata, causa lockout, dello scorso anno (si giocarono “solo” 66 partite), si torna alle classiche 82 partite di regular season con poche certezze e moltissime perplessità su chi la farà da padrone nelle rispettive Conference.
Ray Allen dei Miami Heats
L’unica certezza è rappresentata dai Miami Heat dei big three che, avendo rivoluzionato di poco l’organico, impreziosendolo con l’arrivo di Ray Allen, sono i super favoriti. Il resto della lega è pieno di incognite; la squadra più chiaccherata è quella dei Los Angeles Lakers, attorno alla quale si è creato un certo scetticismo da parte dei media dopo la discutibile campagna acquisti operata dei dirigenti californiani, i quali hanno pensato di formare un quintetto straordinario, aggiungendo al proprio roster due pezzi da 90 come Steve Nash e il centro Dwight Howard e formando sulla carta la squadra più forte del mondo; per fortuna però, la somma delle abilità individuali non dà il risultato di una partita di pallacanestro. I problemi a LA si sono visti sin da subito e dopo sole 5 partite, di cui 4 sconfitte, il coach Mike Brown è stato esonerato con l’accusa di aver poco carisma per gestire così tanti campioni. Al suo posto è stato chiamato coach D’Antoni, che gli appassionati di basket italiano ricorderanno per la sua lunga militanza all’Olimpia Milano durante gli anni ’80. Appena arrivato a Los Angeles, D’Antoni ha dichiarato:“Farò di tutto per portare LA al titolo, se non ce la farò, avrò fallito”. Miami-Lakers sembra perciò l’epilogo più logico da aspettarsi, ma c’è da scommettere che le altre 28 franchigie faranno di tutto per impedire questa finale.
Ad Est, le formazioni più accreditate per dare fastidio a Miami sono i Boston Celtics e i Chicago Bulls. I biancoverdi possono contare sull’esperienza di giocatori un po’ avanti con gli anni ma sempre decisivi nei playoff come Pierce e Garnett, oltre al talento di Rondo. La situazione di Chicago è differente: già lo scorso anno erano
Mike D’Antoni, neo coach dei Lakers
attrezzati per impensierire gli Heat, ma un brutto infortunio rimediato da Derrick Rose nel primo turno di playoff gli ha fatto perdere le speranze e la serie. Ad Ovest invece, le squadre a poter andare fino in fondo per giocarsi il ruolo di vice Lakers, sono due: i San Antonio Spurs dei terribili veterani Parker, Duncan e Ginobili e gli Oklahoma City Thunder, che nonostante siano i campioni di Conference in carica, dovranno riuscire a non patire troppo l‘addio di una delle loro stelle, James Harden, ceduto a Houston con troppa superficialità.
Di una cosa però siamo sicuri: anche quest’anno l’NBA ci emozionerà fino all’ultimo possesso dell’ultima partita.
Alessandro Bonazza