Miami, la squadra più quotata dell’intera lega, crolla sotto i colpi degli avversari di turno, sprofondando inesorabilmente nella zona bassa della classifica della Eastern Conference, ancora una volta dominio assoluto dei Bulls. Pesa quanto un macigno l’assenza del capitano Dwyane Wade, infortunatosi nuovamente dopo un frettoloso rientro nella gara contro i Denver Nuggets di un Danilo Gallinari sempre più partecipe delle buone prestazioni dei suoi, pur non disponendo alle volte di un adeguato minutaggio ad una stella del suo calibro.
Non bastano le superbe prestazioni di LeBron James e Chris Bosh per sopperire alla mancanza dei 26 punti di media per partita che “Flash”garantiva ai suoi Heat, sebbene questi ultimi accolgano con gioia il rientro di un altro infortunato, tale Mike Miller, ottimo e spietato tiratore da 3 punti, che potrebbe oliare la macchina offensiva della Florida. Come detto, ad Est vi è un solo dominatore nella regular season, incarnato nella figura del giovane Derrick Rose, a suo tempo Rookie of the Year e Most Valuable Player dell’NBA. Quest’anno appare matura la formazione di coach Del Negro (più dell‘80% di vittorie), malgrado sia decisamente presto per delle supposizioni di una possibile marcia trionfale verso l’anello.
Inseguitrici nei panni della solida Atlanta e di Orlando, la seconda compagine della Florida guidata dai centimetri e dalla forza di Dwight “Superman”Howard e (rivelazione positiva dell‘anno in corso) della giovane Philadelphia. Ancora fuori dai giochi il nostro Andrea Bargnani, infortunato ormai da numerose giornate. Senza il suo uomo-squadra è caduta libera per i Toronto Raptors, che vedono la speranza di un ottavo posto play-off assottigliarsi costantemente ad ogni partita giocata (persa) senza il loro condottiero. Nota dolente per i Celtics di Boston, in grave crisi di risultati (non giustificabile dall’assenza di un decisamente sostituibile Jeff Green), con addirittura momentanea esclusione dai migliori otto piazzamenti della Conference.
Sono gli Oklahoma City Thunder a guidare una Western Confernce priva dei suoi pilastri più solidi. Malgrado le recenti buone dimostrazioni, rimangono indietro gli Spurs, i Lakers ma, soprattutto, i campioni in carica di Dallas. Luci ed ombre per l’inizio stagione di San Antonio, con un giudizio sospeso in attesa di valutare quanto sia importante il rientro dell’argentino Manu Ginobili per l’organica di gruppo. In lenta risalita i Lakers di Los Angeles, pesantemente invogliati ad ascendere in classifica dalle megalomani prestazioni di Kobe Bryant, spesso accusato di egoismo negli anni passati, ma che in quello corrente ha dimostrato di sapere quando la squadra necessita di maggiori rassicurazioni cestistiche da parte sua.
Se i Lakers hanno cominciato a confutare gli iniziali timori riguardanti le loro prestazioni, va sostenuto un discorso totalmente inverso per i vincitori dell’anello della passata stagione, ovvero i Dallas Mavericks. Dirk Nowitzki ed i suoi sono attualmente fuori dalla griglia play-off e, sebbene questo sia un dato facilmente e sicuramente mutabile, è comunque sconcertante quanto si sia indebolita la squadra (difensivamente parlando) con la cessione di Tyson Chandler.
Capitolo a parte per la sorpresa Utah, vincente ben otto volte nelle ultime dieci uscite. Determinante l'apporto di due giocatori tanto solidi quanto aggraziati nelle movenze sotto canestro, ovvero Paul Millsap e Al Jefferson, i quali soppersiscono alla stagione opaca del playmaker Devi Harris con le loro quanto mai consuete doppie-doppie.
Filippo Caiuli