A detta di molti, praticamente di tutti gli addetti ai lavori, il Draft NBA 2013 è stato sì ricco di sorprese, colpi di scena, a tratti emozionante e coinvolgente, ma non verrà ricordato per aver sfornato future superstar e grandi giocatori. In sostanza il contrario del 2012, con Anthony Davis a farla da padrone, oltre a gente del calibro di Damien Lillard e Harrison Barnes, Bradley Beal e Andre Drummond, e pure del 2014, dove sono previsti botti come Andrew Wiggins, Jabari Parker e Marcus Smart. In realtà la curiosità c’è, proprio perchè si vuole vedere e valutare come le squadre inseriranno le loro scelte, a partire dai Cleveland Cavaliers con Anthony Bennet, di certo non atteso alla numero 1, seguendo poi con Victor Oladipo dei Magic, Ben McLemore dei Kings e Cody Zeller dei Bobcats.
Anthony Bennett, ala canadese da UNLV scelto con la 1 assoluta dai Cavaliers, non ha giocato la Summer League per l’operazione alla spalla e in questa prima fase di pre stagione sta facendo i conti con qualche difficoltà respiratoria. Nulla di grave ma certo non lo sta aiutando, considerando l’inserimento in una squadra con un coach come Mike Brown che esige molto difensivamente, e la sua posizione ancora tutta da determinare. Un 3-4 con buon atletismo, discreto tiro dalla media e mani dolcissime: in preseason ha viaggiato a quasi 10 punti e 6 rimbalzi di media col 30% da tre. Può diventare un’arma importante dalla panchina, sia come cambio di Tristan Thompson come 4 per un quintetto leggero e offensivo, sia come cambio del 3 per uno schieramento più fisico. Di certo è in difesa dove deve migliorare per sperare di vedere il campo per molti minuti visto il fisico piuttosto “burroso” e poco esplosivo (uscito due volte per 6 falli in 5 gare).
Più pronti sono apparsi decisamente Victor Oladipo e Ben McLemore, forse i più facili candidati a Rookie of the Year, insieme a Trey Burke. Quest’ultimo si è infortunato subito ma ha talento e leadership e gli Utah Jazz sperano possa diventare il playmaker decisivo come è stato l’anno scorso Lillard ai Blazers: le qualità ci sono visto come ha trascinato Michigan alle Final Four NCAA e ha fatto incetta di titoli individuali. Oladipo, come in Summer League, ha impressionato e i Magic sono convinti possa diventare il faro della ricostruzione: pur avendo sempre giocato guardia a Indiana, coach Vaughn lo sta impostando da playmaker, sperando diventi una sorta di Russell Westbrook. Ha fisico, atletismo, esplosività, leadership, è attivissimo, sta migliorando anche nel gioco perimetrale e sta imparando a gestire il pallone: 14, 6 rimbalzi e 5 assist in 27 minuti di media in preseason, per quel che conta, non è poca roba, anzi. Di McLemore si è detto e scritto di tutto: era considerato la numero 1 e per il talento lo è di certo, anche se poi dubbi sul suo carattere lo hanno fatto precipitare alla 6. I Sacramento Kings lo hanno preso e puntano su di lui e su Cousins per l’asse del futuro. L’ex freshman di Kansas è un tiratore puro (avvicinato addirittura a Ray Allen), è un atleta (grandi doti di schiacciatore) ed è molto bravo in campo aperto: 12 punti e 3 rimbalzi col 40% da tre in preseason (23 con 10 su 16 ai Blazers) intrigano. Saprà deliziare il pubblico della Arco Arena.
In casa Philadelphia 76ers si punterà solo su Michael Carter-Williams visto che, con ogni probabilità, Nerlens Noel, big man da Kentucky, starà fuori tutta la stagione dopo l’operazione al ginocchio dello scorso febbraio. Visti dal vivo a Manchester, Noel è apparso molto indietro, ancora all’ABC del gioco, alle prese con i fondamentali. Carter-Williams ha grande potenziale, soprattutto fisico, visto che ha centimetri e atletismo inusuali per un regista. Ma è ancora molto leggero, tende a perdere tanti palloni e il suo tiro è ondivago (32% dal campo, 28 da tre). Di certo ai Sixers può crescere con calma e senza pressioni. Pure Otto Porter Jr., terza scelta assoluta al Draft, non si è visto a causa di un infortunio anche se la dirigenza degli Washington Wizards pensa sia lui l’ala piccola del futuro, il pezzo che completi Wall e Beal, una specie di Tayshaun Prince del 2013.
Buone indicazioni anche da quattro big man che si spera avranno spazio nelle rispettive squadre. Cody Zeller agli Charlotte Bobcats promette di essere il partner ideale di Al Jefferson per la capacità di tirare e muoversi sul perimetro (8+7 in preseason); Kelly Olynyk, il capellone canadese dei Boston Celtics, è un lungo atipico, agile, con tiro da fuori, non bello da vedere ma tremendamente efficace, che nella versione di coach Stevens potrà incidere e far bene (10+6 col 67% al tiro in preseason); Alex Len dei Suns, in recupero dopo la frattura al piede, potrà crescere alle spalle di Gortat. E’ giovane, tutto da costruire, ma i centimetri e la mobilità non si insegnano. Infine Steven Adams: il neozelandese su cui hanno puntato i Thunder è un progetto ma dietro a Perkins può imparare e di certo ruberà minuti a Thabeet. Di fatto non ha movimenti in post o tiro frontale ma è mobile, atletico, va a rimbalzo e fa grandi blocchi.
Tra gli altri da seguire vanno citati certamente Tim Hardaway Jr. che nei Knicks può essere molto utile con la sua combinazione di atletismo e tiro da fuori; Kentavious Caldwell-Pope, al momento l’unica guardia pura dei Pistons, è un grande attaccante con tiro e fisico; Dennis Schroeder, razzente playmaker tedesco che studia da Rajon Rondo per gli Hawks; e Giannis Antetokounmpo, l’ala greca di origini africane dei Bucks che ha mostrato lampi atletici e tecnici davvero intriganti, ha debuttato con 14 punti ai Cavs e promette di migliorare tanto (quel fisico ricorda Durant e Batum…).
Questo il primo assaggio di Carter-Williams, che ha sfiorato la quadrupla-doppia nel suo debutto contro i Miami Heat: