Nella Pacific Division è inevitabile che ci sia una squadra che spicchi sopra le altre: i Los Angeles Lakers. Con gli arrivi di Steve Nash e Dwight Howard sarebbe impossibile pensare che i gialloviola, che hanno il solito affamato Kobe Bryant, e hanno tenuto Pau Gasol, non siano da titolo. Alle loro spalle ci sono i Los Angeles Clippers di Chris Paul, Billups e Blake Griffin, che hanno aggiunto esperienza con Hill e Odom. Intrigano i nuovi Suns, con talento e gioventù, mentre sembrano tagliati fuori dal discorso playoffs, almeno sulla carta, Warriors e Kings.
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1 – LOS ANGELES LAKERS
Il gm Kupchack ha messo in mano a coach Mike Brown una squadra da titolo, senza alcun dubbio. Il titolo della Pacific Division è alla portata, e anche il bersaglio grosso è più che possibile. Il roster vede gli innesti di Steve Nash e Dwight Howard, oltre a fucili come Jamison e Meeks (forse sottovalutati…), aggiunti a Kobe, Gasol e Metta. Servirà qualche gara per amalgamare il gruppo e oliare i meccanismi, però obiettivamente i Lakers fanno paura. Da valutare la tenuta di Nash e il suo credo cestistico al fianco del re dell’isolamento, Bryant ovviamente. Questa squadra assomiglia a quella con Kobe, Shaq, Payton e Malone: a casa Buss sperano non finisca con un’identica autodistruzione…
2 – LOS ANGELES CLIPPERS
Dopo l’ottima prima stagione dell’era Chris Paul, la dirigenza ha rafforzato la squadra in modo da fare un ulteriore salto di qualità e convincere CP3 a restare anche in futuro. Tornerà Billups (la sua assenza è stata decisiva nei playoffs…), Griffin e Jordan sono più maturi, hanno confermato Butler e hanno aggiunto gente di assoluto valore come Lamar Odom, Grant Hill e Jamal Crawford. Il primo è chiamato al riscatto dopo un’annata tragica, il secondo è alle ultime cartucce della carriera mentre il terzo è una garanzia come sesto uomo. Possono far male a tutti.
3 – PHOENIX SUNS
In Arizona si riparte, dopo la fine dell’era Nash. A raccogliere l’eredità del canadese è tornato Goran Dragic, che già aveva appreso l’arte del playmaking da Nash nel suo sbarco ai Suns. La dirigenza ha ringiovanito il roster, chiamando Kendall Marshall al Draft, firmando Michael Beasley e prendendo Wes Johnson. Il settore lunghi è ottimo e variegato, forse anche un po’ troppo numeroso: Gortat, Scola, Jermaine O’Neal, Frye e Morris, più Beasley, meglio come 4 che come 3. Possono lottare per la post season anche se hanno qualche buco nel reparto esterni: Dudley e Shannon Brown sono le uniche guardie. Troppo poco… a meno che non trovino il modo di scambiare e riportare a casa il ‘Barba’ Harden.
4 – GOLDEN STATE WARRIORS
Con ogni probabilità i Warriors non faranno nemmeno quest’anno i playoffs, ma almeno, infortuni permettendo, sembra che il progetto sia buono. Si attende la crescita di Thompson e del rookie Barnes, le conferme di Lee e Brandon Rush, ma soprattutto vivono e muoiono con la tenuta fisica di Steph Curry e Andrew Bogut, l’asse della squadra. Jarret Jack, Carl Landry e Richard Jefferson possono fare bene uscendo dalla panchina, essendo elementi di intensità, con punti nelle mani. Però il destino di coach Mark Jackson è legato a Curry e Bogut, due che purtroppo sono spesso alle prese con guai fisici… Auguri!
5 – SACRAMENTO KINGS
Dalle parti della Arco Arena sarà un’altra stagione destinata a chiudersi con una ventina di successi, sperando almeno nella crescita dei giovani. La coppia di lunghi è molto interessante, con DeMarcus Cousins e il rookie Thomas Robinson, due che si completano bene, tecnico e talentuoso il primo, fisico e intenso il secondo. Coach Smart spera di ritrovare il vero Tyreke Evans, quello della stagione da rookie, dove fece onde. Da valutare il ritorno in Nba di Aaron Brooks, dopo la stagione in Cina. Per il resto c’è un nucleo di buoni mestieranti, con anche punti nelle mani, come Thornton, Salmons, Thompson e Outlaw. Inoltre, si spera in una conferma di Isaiah Thomas e in un’esplosione, difficile, di Fredette.