I Cardinals di Louisville sono campioni NCAA per la terza volta nella loro storia dopo aver battuto 82-76 i Michigan Wolverines in una bellissima finale davanti ai quasi 75mila spettatori del Georgia Dome di Atlanta. Ha vinto la squadra più forte, un gruppo ancora più unito dopo il grave infortunio a Kevin Ware, trascinata dalla leadership di Peyton Siva e dall’infallibile Luke Hancock, decisivo come in semifinale e giustamente votato Most Outstanding Player. Nell’Olimpo ovviamente Rick Pitino: il coach, che verrà insignito nella Hall of Fame il prossimo settembre, è il primo di sempre a vincere il titolo con due università diverse dopo aver guidato Kentucky nel 1996.
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Come detto, la partita è stata bellissima, dai ritmi alti, intensa, e con protagonisti inattesi. La partenza è migliore per Michigan, con 7 punti di Trey Burke. Poi, dopo il secondo fallo del giocatore dell’anno NCAA, è il freshman Spyke Albrecht a prendersi la scena: segna 17 punti nel primo tempo (1.8 di media in stagione) con quattro triple e lancia gli Wolverines sul 33-21 a 3 minuti dall’intervallo. Albrecht, ragazzo bianco col fisico da “uno di noi”, sorprende alla grande i Pitino boys e trascina gli Wolverines. Il finale di tempo è tutto per un altro tiratore bianco, Luke Hancock: la guardia dei Cardinals, decisivo contro Wichita State, spara quattro bombe consecutive e con la successiva schiacciata di Harrell in contropiede, Louisville è avanti 37-36. All’intervallo Michigan guida 38-37 dopo due liberi di Glenn Robinson III.
La ripresa è un’autentica battaglia, sempre punto a punto. Michigan ritrova Burke, pazzesco nonostante oltre metà del primo tempo in panchina: il play sophomore chiuderà con 24 punti, 17 dei quali in una eroica ripresa. Louisville però è più squadra e con la bomba di Russ Smith, opaco con appena 9 punti e 3 su 16 al tiro, allunga sul 52-47. Nei dieci minuti finali la situazione è ad elastico, con Siva che tiene davanti L’Ville, e Burke con l’aiuto di Hardaway Jr. a riportare sotto Michigan. Lo strappo determinante arriva a 4 minuti dalla sirena: Dieng, 8 punti, 8 rimbalzi, 6 assist e 3 stoppate, mette due canestri in fila e poi, il solito killer silenzioso Hancock, piazza la bomba del +10 sul 76-66. Nell’ultimo minuto, con gli Wolverines tornati a -4, è sempre Hancock a sigillare la vittoria dalla lunetta.
Agli Wolverines, che perdono dal terza finale consecutiva dopo quelle del 1992 e 1993 con i Fab Five, non sono bastati i 24 punti di un maestoso Burke, i 17 di Albrecht e i 12 a testa dei figli d’arte Tim Hardaway Jr. e Glenn Robinson III. Nelle file dei Cardinals spiccano i 22 punti con 5 su 5 dall’arco per Hancock, più i 18 con 5 assist e 4 recuperi di un mai domo Siva i 15 con 12 rimbalzi, di cui 7 offensivi, di Behanan, autentico tarantolato sotto le plance.