‘ndrangheta e politica, forse non ci siamo capiti

Creato il 24 luglio 2013 da Agoerre @agoerre

Forse non ci siamo capiti.

La ‘ndrangheta è ormai LA politica, non si infiltra nella politica. A Scalea, in provincia di Cosenza, un sindaco appena eletto non si fa certo problemi di sorta a farsi trovare nella macchina del boss locale, segno che ormai il pudore, che almeno prima impediva certi comportamento border line, ormai ha ceduto il passo all’esibizione di potere (mafioso) che si fa strafottenza dell’etica, della morale e del codice penale.

A Marina di Gioiosa Jonica, invece, quando arrestarono l’allora sindaco “Pichetta”, Rocco Femia, oggi condannato a 10 anni, non furono pochi i mugugni sotto traccia. E’ la solita inchiesta di quel manettaro di Gratteri, dicevano. Quello arresta tutti, tanto poi vengono tutti assolti, sentenziavano. E i sorrisini. E i commenti su Facebook al motto di “vogliono rovinare l’estate a un paese costiero come il nostro”.

La solita reazione disperante della società civile della Locride che, per carità, ammettiamolo, può trovare nella ‘ndrangheta quel sostentamento che lo Stato non può e vuole dargli.

Eppure era tutto chiaro, come il sole di agosto. A Marina di Gioiosa Jonica non era in ballo la contesa fra due opposte fazioni politiche, fra due visioni di società diverse in un’elezione, tirata, che si rinnova e rinnova i suoi riti. No. Quell’elezione fu una lotta, con altri mezzi, fra due cosche, Aquino e Mazzafferro, che rappresentano l’élite della ndrangheta nel mondo. Due consorterie mafiose da primi posti nella Champions League criminale mondiale.

Nell’ora delle condanne di quella “classe” dirigente, il mio pensiero va a Marina di Gioiosa Jonica. Una bella cittadina, che non meritava e non merita certi ameni spettacoli.



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