L’ex gip del Tribunale di Palmi, Giancarlo Giusti, agli arresti domiciliari dopo essere stato coinvolto in due inchieste delle Dda di Milano e Catanzaro su suoi presunti rapporti con esponenti della ‘ndrangheta, si è impiccato nella sua abitazione di Montepaone, il centro del Catanzarese dove viveva da alcuni mesi. Giusti, che aveva 48 anni, viveva da solo da quando si era separato dalla moglie. Sul posto il pm di turno della Procura della Repubblica di Catanzaro ed i carabinieri del Comando provinciale. “Abbiamo sempre cercato di stargli vicino – spiega l’ex moglie al Corriere della Sera -. Io, la sorella, tutta la famiglia. Forse non siamo riusciti a cogliere alcuni segnali… Solo dopo la condanna della Cassazione ha pensato di avere perso definitivamente il suo lavoro. Ha detto che la sua vita era finita”.
L’intervista del febbraio 2015 all’ex gip Giancarlo Giusti (canale Youtube KlausCondicio)
L’ex gip Giancarlo Giusti è stato trovato morto nella sua abitazione. L’ex giudice Giancarlo Giusti è stato trovato morto nella sua abitazione di Montepaone, in provincia di Catanzaro, dove si trovava detenuto agli arresti domiciliari. La scoperta è stata fatta ieri mattina dai familiari: Giusti si è impiccato con una fune nel garage dell’appartamento dove viveva da solo e dove aveva scontato gli arresti domiciliari.
Gli altri tentati suicidi da parte di Giusti. Separato, 48 anni, aveva già provato nel settembre del 2012 a togliersi la vita nel carcere di Opera di Milano, ma era stato salvato. Giusti aveva ricoperto il ruolo di giudice per l’udienza preliminare a Palmi (Reggio Calabria), quindi era finito in due inchieste per i suoi rapporti con la ‘ndrangheta. In particolare la Procura di Milano lo aveva indagato nell’ambito dell’inchiesta contro la cosca Valle-Lampada, mentre la Dda di Catanzaro lo aveva indagato nell’operazione contro la cosca Bellocco. Dopo la sua sospensione dall’incarico e la detenzione nel carcere di Milano, Giusti aveva ottenuto i domiciliari nella sua casa in provincia di Catanzaro.
La sospensione del Csm ed i rapporti con la ‘ndrangheta. Giusti aveva scontato buona parte dei quattro anni di carcere cui era stato condannato, per questo era sottoposto a una misura più leggera. L’ex giudice era stato sospeso dal Csm per effetto di quella prima sentenza di condanna, ma su di lui pesava anche una seconda indagine. A febbraio dello scorso anno era stato arrestato su ordine della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione contro la cosca Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria). In questo secondo caso, Giusti era accusato di avere ottenuto dal clan 120mila euro per accogliere l’istanza di scarcerazione nei confronti di tre esponenti malavitosi arrestati in precedenza. (AGI)