Cinque anni fa oggi, dopo la sconfitta in Sardegna, si dimetteva il miglior segretario che abbiamo mai avuto, una persona leale, l’unico, fino ad oggi, che abbia avuto una vera visione per il paese e per il Partito, l’unico che non viveva di improvvisazione e sapeva dove stava andando. Si dimise, perché l’Italia non aveva avuto la pazienza di essere un paese ambizioso, perché di notte alcuni distruggevano quanto di buono altri costruivano di giorno, perché nessuno aveva capito che il riformismo non si ottiene con la bacchetta magica.
Oggi, a cinque anni da quelle dimissioni, si apre un nuovo capitolo. Nato male, sotto auspici pessimi, in una situazione politica più difficile e deprimente, in un clima più terso e di generale sfiducia.
Eppure, forse oggi si vince in Sardegna e forse, chi lo sa, si apre una stagione politica migliore di quella precedente. Magari, più vicina allo spirito originario con cui nacque il nostro partito. Uno spirito più coraggioso, riformista e democratico.
La parola chiave, ovviamente è forse. Ma, forse, oggi, è già qualcosa.
In tutto questo, indipendentemente da come ci si sia arrivati, di strada ne abbiamo fatta. Non so se Renzi abbia fatto bene, so che deve fare molto bene per riconquistarsi la fiducia di un popolo che si sente tradito, ma sento che, per la prima volta da tempo, abbiamo l’ambizione di fare qualcosa in più del compitino.
E allora mi piace pensare a questa metafora. Seedorf a San Siro veniva fischiato perché provava a fare sempre il passaggio più difficile, il dribling impossibile, il tiro che pazzesco. La percentuale di realizzazione delle giocate era decisamente più bassa di quella di altri, anche di Pirlo e di Kakà. Ma a Seedorf non importava nulla dei fischi. Nulla. Lui sapeva che se avesse avuto successo, nelle partite importanti, la storia dell’incontro sarebbe cambiata, il Milan avrebbe vinto. Lo sapevano i suoi allenatori, infatti, nessuno lo teneva mai in panchina nelle grandi partite. Se girava Seedorf, sarebbe girato il Milan. Sapeva anche un’altra cosa, Clarence Seedorf. Che nella squadra quelle giocate o le provava a fare lui o non le avrebbe provate nessuno, quelle giocate li` non le facevano neanche Pirlo e Kakà. E non poteva certo aspettare che quel passaggio di prima, che nessuno aveva visto, l’avrebbe fatto Rino Gattuso, per dire. Non era il suo mestiere.
Ecco. Percentuale di realizzazione bassa. Ma se la giocata riesce vinci la partita.
Ne abbiamo fatta di strada. In bocca al lupo, Matteo.
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