Magazine Diario personale

Ne avrò trenta

Creato il 28 gennaio 2013 da Razionalme
...facevo la smorfiosa. Come una gatta lo provocavo, cercando di riuscire a far crollare quella maschera da duro che aveva indossato. Sì, era vero, non mi ero comportata bene, aveva sofferto per me. Ora voleva solo difendersi; voleva solamente stare in pace; voleva che io me ne andassi.
Eppure ero lì, seduta a quel tavolo da biblioteca. Disturbavo il suo sguardo, catturandolo. Per ore.
Sono quindi stata capace di sgretolare quella crosta finto-misogina facendo sì che mi accompagnasse all'uscita. Dandogli quindi la parvenza che sarebbe riuscito a liberarsi di me.
Sono stata buona ad attenderlo all'uscita per tutto il tempo necessario. Appoggiata ad un muretto, lì al sole.
Era una mattina molto calda. Un filo di vento appena muoveva le foglie di quell'aiuola verde e stanca.
Mi si avvicina un gruppo di persone. Un uomo molto robusto, un altro con dei piercing dappertutto, una donna infine dai capelli viola. Mi accerchiano e cominciano a sogghignare, deridendomi visibilmente per qualcosa che stava per cadermi in testa. Un ragno bianco e sottile, mi sono accorta dopo. Lui era arrivato e mi aveva tirata per un braccio allontanandomi da quel gruppo. Poi un soffio dell'omone robusto a quel ragno filiforme e tutto va in polvere.
Lui mi prende per mano e fa un cenno dal quale intendo che ora va tutto bene. Non è più arrabbiato con me.
Saliamo sulla sua auto. Un'auto vecchia e scarna, arrugginita e verde acqua. C'è un passeggero nei sedili posteriori. Una donna, anch'ella robusta. Sembra essere corrucciata perché io ho preso il suo posto. Ma non dice nulla. Resta lì in silenzio attendendo probabilmente che io vada via al più presto.
Si è fatto buio, notte direi. Fuori dall'auto mi prende nuovamente per mano e mi accompagna in questo parco dai verdissimi e profumatissimi prati a collinetta... alberi sparsi qua e là... illuminato solo dalla luna.

Non ho timore, non ho paura. Quando all'improvviso una donna bionda corre verso di noi con aria estremamente allarmata. Ci supera immediatamente. Era rincorsa da due cani: uno molto grande evidentemente ipereccitato e di colore beige scuro, un altro più piccolo grigio.
Le urlo di stare attenta.
Poi proseguiamo nuovamente nel silenzio e troviamo un posto dove stenderci. Lì sull'erba lui mi impedisce di guardare le stelle perché il suo volto copre il firmamento. Mi bacia. Mi bacia di un bacio d'attesa ed ansia. Un bacio affamato. Un bacio che vuole solo prendere. Un bacio non lieve, non di passione. Un bacio frutto dell'esaudimento.
Poi accade. Due uomini, uno dalla pelle nera ed uno stempiato passano lì davanti. Vogliono un cappotto. Tra quello verde e quello blu, scelgono quello blu. Io faccio per trattenerlo.
L'uomo stempiato mostra una pistola per pochi secondi. Poi spara. Al mio polso sinistro. E' un attimo. Perdo la mano. Resto lì stesa a terra, in attesa che qualcuno chiami un'ambulanza, mantenendo unita la mano all'avambraccio con la destra.


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