Fragilità il tuo nome è donna.
William Shakespeare
“Né carne né pesce”, così fui definita dall’ex del mio fidanzato di allora.
A pensarci oggi mi sembra quasi che quel commento, certo nato dal suo sentimento di gelosia nei miei confronti, calzi a perfezione nella mia vita, nel mio stile, nei miei modi di fare.
In questi giorni di esami ho pensato ai progetti, o sogni, che avevo in quegli anni e non ricordo nulla.
Non ricordo cosa mi piaceva, cosa sognavo, cosa speravo!!! Lentamente mi si sono costruiti pensieri, ideali, sogni. Oggi a quarant’anni suonati intuisco qualcosa di me, peccato però non averlo intuito prima, nel tempo delle scelte, del coraggio, delle passioni che accendono il mondo.
Quello che maggiormente vedo di me, guardandomi indietro, è una ragazza piena di sfiducia nel proprio valore, nelle proprie capacità e continuamente tesa all’approvazione degli altri.
Ancora oggi è così: quasi tutto quello che faccio è fatto per cercare consensi, amore, stima, approvazioni. Il disamore verso me stessa, la sfiducia verso me stessa, mi portano a cercare fuori consensi e amore.
Non è facile per chi come me, ma come tante altre donne, ha respirato una cultura di sottomissione della donna, a cui è stato insegnato che le donne sono fragili e bisognose, non è facile sapersi prendere la vita in mano e sono certa che ci metterò anni e forse non ci riuscirò, però posso imparare “l’arte del sè” : darmi tempo, cure, regali,( perché no?), indulgenza.
Posso cominciare a volermi bene!