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Né di Dio né di Cesare

Creato il 02 dicembre 2010 da Dallenebbiemantovane

 

Né di Dio né di Cesare

foto:flickr

A quanto pare il suicidio (spontaneo e non assistito, è il caso di ricordarlo) di Monicelli, di cui già parlavo l'altro ieri, ha dato la stura a guerre preventive all'introduzione dell'eutanasia da parte dei soliti noti.
Anche nei gruppi di discussione su internet il dibattito in merito è vivace. Ho scelto di non esprimermi nei gruppi non perché creda di essere l'unica ad essere toccata da vicino da questi argomenti, ma perchè purtroppo, essendolo, so troppo bene di cosa si sta parlando e la superficialità o supponenza altrui, o anche solo il libero esercizio del pensiero, che normalmente mi stimolano o mi irritano solo da un punto di vista intellettuale, qui mi toccano personalmente e preferisco non sentire.
Mio nonno materno, con tempi e modi diversi dal regista toscano, fece però, in analoghe circostanze, la stessa scelta. Scelta che io rispetto e condivido, sia ben chiaro, e che al limite, trovandomi anch'io nelle suddette circostanze (essere anziani e gravemente malati), spero di essere in grado e di avere il coraggio di attuare a mia volta.
Mia nonna materna, dal 3 ottobre 2010, è ospedalizzata per una banale caduta in giardino, senza fratture.
E' passata per una clinica privata a pagamento (non c'era posto in quel momento nelle strutture convenzionate); poi nella stessa clinica ma in un posto sotto convenzione; poi in ospedale per un batterio pressoché indebellabile preso nella suddetta clinica, dopo pochi giorni in cui sembrava che fosse stata curata di nuovo in una clinica convenzionata sia per il batterio recidivante, sia perché mia madre non era in grado di prendersene cura a casa e, per sua scelta, non vuole avvalersi di alcuna forma di assistenza domiciliare. Infine di nuovo in ospedale, per una frattura al femore avvenuta di notte, perché mia nonna si rifiutava di mettere il pannolone e voleva andare in bagno da sola.
Adesso, in attesa dell'operazione, la cui data non ci è stata neanche comunicata come ipotesi, è in una camera isolata in Medicina, perché in Ortopedia i parenti delle altre pazienti, vista la questione del batterio, giustamente hanno chiesto di mandarla in una camera singola.
In tutte le mie visite e in tutte le mie interazioni con il personale, medico e non, dal 3 ottobre a oggi, tranne un paio di casi di gentilezza formale, io non ho visto altro che frettolosità, disinteresse, ritardi, balle, sistematica negazione dell'evidenza, fastidio malcelato.
Non sto parlando di cattiveria esplicita, di sadismo, di nazisti in camice bianco: solo di totale disinteresse medico e umano per il caso.
Il problema del batterio è emblematico.
In tutto questo c'è una famiglia già indebolita da vari eventi precedenti, che cerca di far fronte come può alla situazione.
In tutto questo, a parte la sofferenza fisica del malato, che viene arginata dagli antidolorifici ed è quindi, presumo (la mia immaginazione non supporta tutte le malattie, croniche o meno, che non ho mai sperimentato), sopportabile, c'è anche una sofferenza psicologica, determinata dall'impossibilità di guarire, dalla crescente mancanza di libertà individuale, dalla crescente dipendenza dal prossimo e soprattutto dalle strutture ospedaliere.
Al centro di questo, però - ed è il punto che ai campioni della vita a tutti i costi non entra in testa e nemmeno nel cuore - c'è una persona lucida e cosciente, mia nonna, una persona di ottantotto anni che, nonostante condizioni fisiche sempre più gravi tra cui una depressione probabilmente esogena, pensa, sente e sa esattamente cosa sta provando e che cosa può aspettarsi dal futuro.
Una persona che molto probabilmente non tornerà più a casa, ma che difficilmente morirà domani, perché la medicina è in grado di tenere in vita una persona diabetica, cardiopatica, decalcificata, depressa etc. etc. per altri vent'anni.
Una persona che da anni è stufa marcia di tutto: del suo corpo che l'ha tradita, della vita che le ha dato profonde delusioni di ogni genere.
Mettiamo pure di non essere d'accordo con quello che pensa.
Il fatto è che nessuno di noi ha il diritto di decidere per lei.
Non sto dicendo che mia nonna voglia seguire l'esempio di Monicelli (non ne ha neanche la forza, tra l'altro).
Sto dicendo che ha tutto il diritto - lei - di fare le sue valutazioni autonome, perché è un individuo adulto e mentalmente autonomo.
Ho sempre amato molto la frase del Vangelo Date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio.
E' di una chiarezza esemplare, e infatti in Italia non è mai stata seguita, anche quando le guerre di religione erano finite da un pezzo. Da noi lo Stato si immischia nella religione e la religione, quella cattolica, è infiltrata nello Stato a vari livelli.
Io vorrei che sul corpo dell'individuo potesse decidere solo l'individuo: e che Dio e Cesare ne restassero fuori.


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