Non sono molto esperto, di nebbia. Nelle città del sud in cui abito non c’è quasi mai, di più nei paesini montani dell’entroterra, la mattina presto o la sera, quindi non ci sono abituato. Delle volte, quando le nuvole scendono a incappucciare la montagna, quella sembra nebbia, ma è una nebbia al contrario, che viene dall’alto. La nebbia vera sale dalla terra, è un fumo che si fa strada tra le zolle e sbuca fuori. L’ho vista l’altro giorno sulla pianura padana, tra Parma e Piacenza. È stata l‘unica cosa che sono riuscito a vedere, un muro di ovatta davanti e dietro, un gigantesco pannolone per l’incontinenza, però freddo. Chi abita in quelle zone sa bene dove andare, perché la curva ti si presenta di fronte all’improvviso e devi avere già previsto la sterzata e tutto. Chi abita in quelle zone, quando esce da casa, il suo navigatore dentro la testa è già all’erta e prepara una mappa virtuale. Io non so come fanno, a me le strade sembrano tutte uguali. Anche quelle della mia città. Non riconosco i punti di riferimento. I negozi di abbigliamento, le friggitorie, i bar hanno cambiato gestione e insegne a mia insaputa, i cartelli stradali, gli operai del comune li sostituiscono durante la notte. Quando arrivo all’incrocio, prima di svoltare a destra o a sinistra, mi chiedo: adesso da che parte vado? Poi mi faccio coraggio e scelgo a destra. Scopro che ho fallito subito dopo aver svoltato l’angolo. Dopo avere circumnavigato tutto il palazzo, ricomincio da capo e imbocco la traversa a sinistra, è sbagliata anche questa, avrei dovuto proseguire dritto. La mia auto, da sola, saprebbe dove dirigersi, dopo anni di mie indecisioni, ha imparato a memoria tutto lo stradario della città, fino alle periferie estreme. Si è usurata soprattutto per questo, dal lato psicologico, più che da quello fisico-meccanico, e adesso, prima del raggiungimento dell’età di legge, reclama garage e relax. Seduto al volante, continuo ostinato per tutta la mattina i miei tentativi di svolta, destra sinistra dritto rovescio. Così spesso mi perdo, a Palermo, come se fossi immerso dentro la nebbia fitta della pianura padana. Raimondo Quagliana



