Nostalgia, rimpianto, frustrazione, dolore: sono questi gli elementi che si mescolano in Nebbia e cenere di Eraldo Baldini. Pubblicato per la prima volta nel 2004 e riedito quest’anno, il volume è un concentrato di sensazioni tristi, meccaniche contorte di sentimenti e disperazione.
Bruno Savini, il protagonista, oggi è un’autista di scuolabus, anche se aveva ben altre aspirazioni. Laureato in lettere, ha visto fallire tutte le sue ambizioni artistiche, come quella di diventare uno scrittore, e si è ritrovato immerso in un lavoro molto diverso da quello dei suoi sogni.
La sua ex fidanzata, Serena, che lo ha lasciato già da un anno, rappresenta per lui un ricordo continuo e doloroso, un pensiero costante e invadente.
Bruno non è soddisfatto della sua vita e, allo stesso tempo, è immobilizzato da se stesso e dalla nebbia che avvolge la sua mente; una nebbia che, presto, diventerà follia…
Non riesce a far molto per cambiare la sua esistenza e resta nell'inutile attesa di un prodigioso evento che possa migliorare il suo vivere quotidiano. Si sente solo. Non ha amici: gli unici che gli tengono ancora compagnia, anche al di fuori dall’orario di lavoro, sono i bambini che accompagna a scuola e riporta a casa ogni giorno. Con tre o quattro di questi, poi, ha anche un rapporto molto particolare. Con ognuno di loro vive delle piccole storie cariche di allegria, ma anche di delusione e sofferenza, come col piccolo Francesco, ad esempio, che si presenta come un suo autentico alter ego e che vive, come il protagonista, una pesante storia familiare su cui incombono il fantasma e il dolore di una sorella malata di mente.
Tutto procede a rilento tra mille disavventure finché, a Natale, Bruno non si ritrova impegnato ad organizzare il ritorno di Serena, il suo unico amore: una svolta nella sua solitudine, che conduce lo stesso protagonista, e con lui il lettore, verso un finale dai toni tragici e drammatici.
Leggendo il romanzo di Baldini ci si immerge in un'atmosfera grigia, pesante e carica di solitudine, che rispecchia a pieno l'animo malato del protagonista e il triste epilogo che lo attende. Ciononostante, la prosa di Baldini lascia spazio a sprazzi d’intensa dolcezza e acuta ironia, tracciando una sorta di doppio filo narrativo che rende il romanzo di piacevole lettura. Tuttavia, in questo romanzo, non ritroviamo il miglior Baldini di sempre. Altri libri dello stesso autore sono degli autentici capolavori di tensione. Nebbia e cenere, invece, sembra non decollare mai. All’inizio, si avverte un’ansia crescente che incolla il lettore alle pagine e non lo fa staccare. Dopo un po’, però, la scrittura si stende su un piano troppo blando; diventa quasi piatta, soprattutto nella parte centrale, dove non succede granché. Le uniche note positive si ritrovano nelle piacevoli descrizioni e nelle piccoli vicissitudini di cui sono protagonisti i bambini dello scuolabus. Quell’ironia graffiante e quel sarcasmo eccentrico, tipici dell’autore romagnolo, sono ancora forse lontani.
Troppe, probabilmente, sono le storie raccontate a corredo della trama principale. Sottotrame che arricchiscono sì, il libro, e che delineano bene la caratterizzazione del protagonista, ma che – pagina dopo pagina – appiattiscono la lettura del breve testo edito da Einaudi.
D’altro canto, c’è da dire che Baldini, romanziere, ma anche autore teatrale e sceneggiatore, porta per mano il lettore per tutto il romanzo, lo guida fino alla tragica conclusione, disegnando un affresco preciso e sottilmente complice di un’inconsueta campagna romagnola, tradizionalmente associata alla buona tavola, ma che, in Nebbia e cenere, diventa intrigante è ricca di mistero.
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