Con Nebraska Alexander Payne, uno degli autori americani più “europei” ed eversivi, ci regala un road movie classico nella forma e stravagante nei contenuti…
Woody Grant, anziano e burbero signore del Montana, crede di avere vinto un milione di dollari e cerca di raggiungere a piedi la cittadina di Lincoln nel Nebraska per incassare la sostanziosa vincita. Per fortuna c’è suo figlio David che decide di accompagnarlo nel lungo viaggio. Tra una tappa e l’altra, ricordi, nostalgie e vecchi rimpianti, i due inizieranno a parlare e confrontarsi come mai hanno saputo fare durante la loro vita. Scegliendo un’impostazione lirica e preferendo la via per una poesia di strada e periferia “ai margini”, Nebraska di Alexander Payne, più di Sideways (altro racconto di viaggio e sua quarta regia), ambisce a cogliere il senso profondo del vivere attraverso una difficile riconciliazione tra padre e figlio lungo le silenziose periferie americane. “Dalla città di Lincoln, Nebraska, alle terre desolate del Wyoming…ho ucciso tutto quello che trovavo sulla mia strada”, così cantava Springsteen nella canzone d’apertura di un vecchio album dell’82 e sembra riecheggiare il viaggio di Woody e del figlio David, dal Montana allo stato bagnato dal fiume Platte. Sopiti rancori, vecchi rimpianti e familiari pronti a sbranarsi a vicenda per spillare soldi al fittizio milionario Grant, sono lo sfondo di una ballata dell’odio e dell’indifferenza, astuta nello svelare il provincialismo abietto e la corruzione morale di parenti e amici, elegante nella raffigurazione in nitido bianco e nero di scenette quotidiane intrise di cinismo e humour corrosivo. La tematica del viaggio, strutturata sui celebri esempi on the road de Il posto delle fragole di Ingmar Bergman e Una storia vera di David Lynch, è spazio simbolico di rinascita e redenzione, in cui la presa di coscienza e l’accettazione di sé all’interno del microcosmo affettivo padre-figlio e della realtà sociale più estesa (fratelli di Woody, nipoti, amici d’infanzia o la sua vecchia fiamma), fungono da riabilitazione alla vita e diventano cura e spunto di riflessione per scelte sbagliate ed errori del passato. Il dramma di un padre ex alcolista, sempre distante dal figlio, stemperato dall’ironia dolceamara e da scene esuberanti da commedia degli equivoci, non si consuma, anzi, si costruisce gradualmente attraverso l’intensità espressiva del ruvido Woody (un superbo Bruce Dern) che nei primi piani (viso contrito) o in campo lungo (figura goffa, zoppicante e consumata dalla vita) parla alla propria coscienza fuoriuscendo dallo schermo e cercando di comunicare, con silenzi assorti più che con acceso eloquio, il proprio strano amore nei confronti del figlio. Nebraska è un poema visuale dal sapore aspro e dall’estetica elegante ed essenziale, sospeso tra il tono elegiaco del commiato alla vita e il racconto di una progressiva crescita interiore.
ELEGIACO
Vincenzo Palermo
Regia: Alexander Payne – Cast: Bruce Dern, Will Forte, June Squibb, Bob Odenkirk – Anno: 2014 – Paese: Usa
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