Neil Young, canadese classe 1945, è giunto alla ruggente età di 66 anni nel pieno della forma, se dobbiamo giudicare dai suoi prodotti di quest’anno: l’autobiografia Waging Heavy Peace, significativamente sottotitolata A Hippie Dream; il furioso Americana; il visionario Psychedelic Pill. Questo ultimo lavoro, che ha incontrato plauso di fans, critica e di classifiche (persino in Italia è fra i best seller di Amazon) è un doppio CD di 90 minuti registrato con i Crazy Horse, la sua migliore band di sempre. Già lo hanno detto tutti: Psychedelic Pill è il nitrito del cavallo pazzo che riporta al Neil Young dei giorni migliori, quelli di Zuma, di Freedom e di Ragged Glory. Quello che manca al disco per essere un capolavoro è solo un lavoro di editing, che detto di un lavoro di 90 minuti suona di certo lapalissiano.
Psychedelic Pill è singolare ma le pillole sono in realtà due, e il disco bello è in effetti il secondo, che di minuti ne dura solo 35. Si apre con il breve country rock di Twisted Road, a cui segue un pezzo incantevole, gli otto minuti di She’s Always Dancing, una galoppata acida nei sogni del Crazy Horse. For The Love Of Man è un lento sognante degno di After The Gold Rush. Walk Like A Giant è una lunga cavalcata western che ricalca il modello di Like A Hurricane, ma che pure qualsiasi produttore avrebbe messo in fade al dodicesimo minuto. prima che degeneri in un’inutile finale di metal machine music. Psychedelic Pill la canzone è la versione decente di un rock di tre minuti presente anche sull’altro disco.
Il primo disco dura (inutilmente) cinquanta minuti, e Neil avrebbe potuto limitarsi a chiudere un capolavoro con i 27 minuti di Driftin’ Back, che sono tanti per qualsiasi gruppo che non si chiami Grateful Dead, ma che insomma in coda di un album che evoca i giorni hippie dell’America ci starebbe bene. Restava spazio su un disco singolo anche per una conclusiva Ramada Inn, quindici minuti di solo di chitarra, sarebbe bastato togliere la versione tutta in eco di Pills e la tremenda Born In Ontario.
In questa necessità di editing il disco dei Crazy Horse mi ha portato alla mente quello di un altro grande artista americano, Lou Reed, che ha stirato il suo non brutto lavoro rock & roll con i Metallica assolutamente troppo a lungo. Così chiudo con le parole con cui avevo aperto quella recensione: “L’arte non è comoda, si sa. I dipinti non servono ad armonizzare con i colori dei mobili, e la musica (vera) non serve a coprire il silenzio di fondo. Se questo disco è arte, non è lecito pretendere che sia più confortevole di così”. Si va beh ma non dimentichiamolo, alla fine è solo rock’n’roll…
P.S.: disco dell'anno? Psychedelic Pill" /> Psychedelic Pill" title="Neil Young & Crazy Horse > Psychedelic Pill" />