
Seduta al tavolo, finalmente.
Buio e silenzio intorno a me, ma non dentro di me
(risuono ancora del frastuono dei rutilanti affetti che mi hanno avvolto in questi venti giorni di vacanze per tutti - tranne per chi ha figli).
La tastiera del mio mac a portata di dita.
Nessuno che urla "mamma!"
(dormono, pare, finalmente).
Nessuno che mi offra coppa, salame, risotto, panettone, o vino
(tanto vino).
Mi muovo lenta, complici le vertigini che mi hanno accompagnato all'ingresso di questo nuovo anno-tutto-una-promessa: così almeno dicono le stelle, finalmente generose con noi Gemelli che tanto abbiamo patito finora.
Aspetto allora ottimista che si scatenino Giove e perfino Saturno, che aprano le loro danze per la mia gloria, come ho letto. Ma mi basta anche solo un po' di assestamento, un cammino più certo e definito sotto i miei passi con i capogiri.
Domani si ricomincia e mi piace che tutto riparta con una lezione in piscina.
Riattivo il mio corpo appesantito per riconoscere poi lo slancio delle idee.
Per ritrovare tutte le parole, che sono il dono più bello che abbiamo noi tutti, per metterle in fila e creare mondi nuovi.
Per raccontare, spero, storie che siano utili, o che commuovano, o che avvicinino scenari lontani.
Per appassionarmi, soprattutto.
E imparare ancora e ancora
(ma anche per guadagnare del vil denaro, che il cuscino si fa sempre più sottile e meno confortevole, mese dopo mese).
Seduta al tavolo, finalmente, un nuovo anello al dito, ascolto musica rotonda, assaporo la mia sfocatura, e aspetto.
Aspetto tutto quello che verrà.
E grazie ai Baustelle. Sempre.