Non vale rivangare cose da un passato così remoto perché stai attento, ché ho memoria da elefante sul lungo periodo anche se a malapena ricordo com’ero vestito ieri. Scherzo, lo so, ero vestito esattamente come oggi, come domani, come tre giorni fa. L’episodio a cui ti riferisci invece mi vede protagonista, anzi, comparsa con una giacca blu da marinaio acquistata al mercato ma al mercato di trent’anni fa, che tutti dicono fosse diverso dalle bancarelle dei cinesi di oggi. Boh, non ho un’opinione e questo è un dettaglio che invece mi sfugge. Comunque sto controllando nella tasca della giacca che non mi siano cadute le chiavi dato che cappotti e giubbotti sono stati messi uno sull’altro senza tanti complimenti, gettati sulla catasta di sedie inutilizzate nell’angolo in fondo della sala dove si sta svolgendo la festa. Anzi, dove quel raduno di ragazzini riuniti all’insegna degli ormoni in agitazione volge al termine. Tu hai portato da casa quella specie di armadio di tuo padre che è il riproduttore di cassette con tanto di diffusori per la musica. Una festa senza disc jokey ma qualche nastro preparato ad arte in anticipo. Pochi veloci e molti lenti, con l’obiettivo di stringersi tra maschi e femmine. Omosessualità latente e comunque non pervenuta in ambiente di oratorio parrocchiale. Hai allestito l’impianto e ora, mentre tutti ci avviamo a fine sabato pomeriggio verso le nostre abitazioni, lo stai smantellando e noto che c’è fibrillazione. La ragazzina a cui ti sei dichiarato alla fine prendendola per sfinimento dopo averle monopolizzato le danze sta chiedendo pareri alle amiche del cuore sulla risposta da darti che, manco a dirlo, sarà un bel no con l’accento. Ti capisco, sai quante volte ci sono passato anch’io. Come biasimarla, non fa parte del gruppo delle già sviluppate, quelle di là con il seno e l’aria da grandi; è ancora di qua tra quelle non ancora sbocciate. Malgrado sia consapevole della naturalità dei rapporti sentimentali, di te ma come di chiunque altro, non sa che farsene. E se non mi sbaglio credo di aver pensato proprio così mentre ti aspettavo per aiutarti nel trasporto dell’hi-fi ma tu tergiversavi con cavi e spinotti per allontanare il momento del verdetto. Che poi non è un grosso problema. Non sei come quello alto alto e imbranato che lo ho osservato tutto il giorno a stringere in maniera folle una ragazza ballando tanto da farle male, e lo ho osservato solo perché al suo poso avrei voluto esserci io. Ma nemmeno come il nostro comune amico biondo con i boccoli, quello che in ogni occasione coglie il meglio sulla piazza come se fosse un fatto dovuto che la più bella scelga sempre il più bello, e il più bello è lui. Se n’è andato via poco fa con quella che indossava il maxipull attillato sulle curve, quella sì che è già oltre il confine della vita, quello a cui aspiriamo tutti. Ma forse non sai che invece la ragazzina che ti si è rifiutata, me la ricordo bene completamente sviluppata molti anni dopo che faceva le smorfie in un contesto simile – un party di carnevale per universitari o giù di lì – perché non gradiva pogare su “Me and the farmer” degli Housemartins, reputandolo un brano da donnicciole inglesi e che avrebbe preferito come minimo quei tamarri dei Gun’s, sapendo persino scimmiottare le mosse del cantante con la bandana in testa aggrappato all’asta del microfono. Veri uomini. E sì, lei è proprio la stessa che, qualche giorno fa, ha postato sul suo profilo Facebook la stessa canzone della band del futuro Fatboy Slim dicendo che in passato era stata la colonna sonora di amene sgigottate con amici nella sua utilitaria. Nulla di più falso, ci metterei la mano sul fuoco. Per questo non ha senso rivangare cose da un passato così remoto perché c’è una cosa che non cambia mai e che puoi dare per scontato: allora, ai tempi delle mele, come oggi, in pieni Social Network, comprendere certi comportamenti femminili è una cosa fuori dalla portata di gente come noi, di quell’altro sesso.
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