Ma ha una passione: il Grande Fratello. Segue la trasmissione con devozione maniacale, religiosa, al punto da mandare all’aria con noncuranza meeting con ‘ndranghetisti e altri affari importanti.
Costretto a una latitanza improvvisa, lo Zio si ritrova a dover fuggire senza potersi organizzare coi suoi per comunicare. Ma i capitani sanno che il boss, cascasse il mondo, guarderà il Grande Fratello. E proprio tramite la trasmissione televisiva proveranno a fargli sapere il nome del traditore, grazie alla collaborazione di un infiltrato.
I personaggi di questo romanzo sono sì costruiti sulla base dei loro alter ego in carne e ossa, ovvero i camorristi reali, ma al contempo sono tutt’altro che appiattiti sulla riproduzione cronachistica degli stessi. Piedimonte si prende le sue libertà, facendo dialogare i suoi criminali con un linguaggio ora fittizio, cinematografico, ora realistico, dialettale. Quella de “Nel nome dello Zio” è una camorra deformata e ridicolizzata, a ben vedere. Siamo lontani da Gomorra, dai saggi / romanzi di denuncia: l’autore comprende e sfrutta il potenziale comico della realtà che lo circonda, per confezionare una storia leggera e appassionante, una commedia irriverente, più che satirica.
Lo stile è scorrevole, ironico, leggero. Piedimonte punta all’intrattenimento e al divertimento del lettore, con risultati soddisfacenti. Da tutto ciò deriva una lettura particolare, atipica. E forse anche per questo piuttosto piacevole.
Consigliato.
Aniello Troiano