Walter Mazzarri, tecnico dell’nter, ha dato
vita a una sfida nella sfida col tecnico avversario Conte
TECNICA (San Siro, Milano). Le ultimissime calcio sono inedite nel sabato pomeriggio italiano e non possono che riguardare Inter-Juventus. Della partita e delle voci dei protagonisti avrete ampia sintesi sulle pagine del nostro e vostro sito, ma da qui, dalla tribuna stampa del Meazza, chi vi scrive è ammaliato dall’impatto che i due tecnici, Mazzarri per l’Inter e Conte per la Juventus hanno sulle loro compagini.
I due anni di scarto fra il progetto-Inter e quello bianconero è ben visibile: la Juve, campione d’Italia in carica, per stessa ammissione dell’allenatore rivale parte con un’autorevolezza, un impianto collaudato, di cui i padroni di casa non possono certo beneficiare. Ancora troppo poco il tempo per Mazzarri di plasmare l’Inter a sua immagine e somiglianza, ragion per cui le contromisure attuate dal tecnico livornese sono lì, sotto gli occhi del caloroso pubblico di San Siro: il modulo è speculare – e su questo lasciamo ad altri la diatriba su chi ne sia il precursore – ma sono gli interpreti dell’Inter ad apparire giustamente più guardinghi. Lo specchio è visibile a centrocampo: su Pirlo, Vidal e Pogba i tre dirimpettati della Beneamata esercitano una marcatura quasi a uomo, con Alvarez fastidioso in pressione sulla cabina di regia bianconera, che spesso, infatti, sporca disimpegni e traiettorie.
La gara tattica di Mazzarri parte proprio da qui: Inter stretta, corta e prudente, Juve che mano a mano che passano i minuti perde in certezze e in entusiasmo, con il Meazza nerazzurro che prende coraggio e lo trasmette ai propri beniamini. Le occasioni non sono moltissime, ed è normale: con la mediana “otturata” Tevez e Palacio devono inserirsi nelle intercapedini del gioco dei loro compagni, un’impresa non semplice, soprattutto perchè entrambi catalizzano le attenzioni principali delle rispettive difese avversarie.
La Juve ha senza dubbio più qualità, e nel possesso palla questo è evidente, ma non trova negli esterni i consueti cursori in grado di spaccare l’equilibrio nella fase centrale. Chi era allo stadio, si sarà accorto di come già alla mezz’ora del primo tempo il tecnico leccese avesse ordinato a Isla di riscaldarsi, segno di come il condottiero della Juve non fosse per nulla contento delle dinamiche della sua squadra.
I gol che determinano il pareggio finale, poi, sono frutto di un’intuizione e di una certezza.
Con l’Inter che aveva ormai preso le misure alla Juve, Mazzarri ha pensato fosse il caso di osare: dentro Icardi, fuori Taider. Non c’era nulla da perdere, anzi. Proprio l’oriundo ha portato in vantaggio i nerazzurri, ma a quel punto è subentrata, oltre che la rabbia di una squadra forte, la certezza che di questa Juve è sempre più il simbolo: Arturo Vidal. Un minuto dopo l’affronto, la replica di Madama e risultato nuovamente in parità.
Da lì in poi è comprensibile l’Inter si chiuda a riccio, rinunciando a spingere: dopo aver accarezzato il più lauto dei bottini, è bene non esagerare. Comprensibile anche la reazione coriacea della Juve, che sfiora la rimonta ma che pecca di disordine. La sostituzione di Pirlo è l’emblema di come la materia grigia della Vecchia Signora questa sera sia un po’ mancata.
L’1-1 finale accontenta entrambe alla fine, di certo più l’Inter che assume maggiori certezze dai 90′ odierni.
La morale della serata, però, sta nella bravura di due tecnici che rendono un 1-1 al Meazza molto più interessante di tanti risultati più imprevedibili ma privi di spunti tecnico-tattici. E se Conte e Mazzarri non si sopportano, beh, fatti loro, stasera noi siamo soddisfatti così.