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NEL PROFONDO DEL DELIRIO (1981) di Waleryan Borowczyk

Creato il 20 gennaio 2010 da Close2me
NEL PROFONDO DEL DELIRIO (1981) di Waleryan BorowczykForse il più addomesticato tra i lavori del talentuoso regista Polacco. Una rilettura complessa, buia e cerebrale del romanzo di Stevenson, che accosta alcune intuizioni fulminanti (per lo più visive) alla tradizionale vicenda dell’umana antitesi tra Jeckyll/Hide.
“Mentre fervono i preparativi per la festa del matrimonio tra il dottor Jekyll e Fanny Osborne, Londra è sconvolta dal brutale assassinio di una bambina, violentata ed uccisa a bastonate da un uomo in frac. Durante la cena, il dottor Jekyll sostiene che la sua scienza apre la via al trascendente, e parla anche della pubblicazione del suo ultimo libro, sulla teoria della duplicità della natura umana. Il dottore sostiene che con opportuni procedimenti scientifici l’animo umano può essere scisso in due e si può far affiorare la parte migliore o la peggiore”
Borowczyk è stato un visionario senza precedenti, capace di affrontare l’erotismo più decadente senza cadere mai nella trappola dell’estetizzazione sessuale fine a se stessa, lesto a provocare con l’acuta autoironia, costantemente edulcorata da una regia tanto innaturale quanto ipnotica. Ma tanta opulenza espressiva non troverà argomenti forti, né tantomeno originali, nei difficili anni ’80, che costringono il regista ad accettare il confronto col noto classico di Stevenson, rielaborato con pochezza di idee e discreta dose trovate visive. Udo Kier e la magnifica Marina Pierro prevedibilmente funzionano, le partiture elettroniche di Bernard Parmegiani sono eccellenti, le scenografie (dello stesso Borowczyk) angoscianti e sinistre. Tuttavia il tutto annacqua dentro una storia prevedibile, trita e stanca, intervallata da momenti erotico-visionari già proposti nei precedenti successi del maestro (falli di dimensioni improbabili, grotteschi giochi sadomasochistici).
Un progetto nato sbagliato, per di più appesantito da estenuanti dialoghi tra il concettuale ed il filosofico, che affossano definitivamente un’opera consigliata solo ai maggiori fan del regista. Notevole il titolo della distribuzione Italiana, che glissa totalmente sulle origini letterarie della pellicola.
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