Alle volte si può impiegare il tempo in maniera proficua. L'altro giorno avevo un appuntamento con un mio amico a Piazza San Giovanni di Dio. Arrivo puntuale come un orologio svizzero e mi siedo alla fermata dell'8. Dopo qualche minuto mi squilla il telefono: "Ohi, sono io. Scusami ma sono in ritardo. Arrivo tra un quarto d'ora". Decido allora di farmi un giro per le strade del quartiere Monteverde, tanto per ammazzare il tempo. E cosa scopro? Decine e decine di volantini abusivi che, in barba all'ordinanza, se ne stavano tranquillamente appollaiati sui tergicristalli delle auto. In meno di 10 minuti ne ho fatti fuori una trentina, con la gente che mi guardava strano senza capire perché stessi facendo quella cosa. Avranno forse pensato che io fossi un vandalo, che stessi lì a sporcarmi le mani per divertimento, per fare una bravata. O magari che io fossi il proprietario di una concessionaria rivale o un dipendente Fiat cassintegrato. O magari ancora, il figlio di un piccolo boss di quartiere, "e che sia chiaro che senza il pizzo, a Monteverde, la pubblicità sui tergicristalli non la può mettere nessuno". Eppure bastava guardare in terra per rendersi conto dei motivi che mi spingono a rimuovere volantini dai tergicristalli. Basterebbe guardare più spesso in terra per rendersi conto di quanta cartaccia ogni giorno finisce dritta dal tergicristallo all'asfalto all'arrivo del proprietario dell'auto non interessato da questa invadente e incivile forma di pubblicità. Una forma di pubblicità selvaggia che, giova ricordarlo, costituisce la prima causa di sporcizia delle strade. Finito il mio "mini-tour depuratore" per le strade di Monteverde, metto il "bottino" di volantini nello zaino, mi lavo le mani alla fontanella, un goccio di Amuchina e mi risiedo ad aspettare il mio amico. Il quale arriva pochi minuti dopo.
Alle volte si può impiegare il tempo in maniera proficua. L'altro giorno avevo un appuntamento con un mio amico a Piazza San Giovanni di Dio. Arrivo puntuale come un orologio svizzero e mi siedo alla fermata dell'8. Dopo qualche minuto mi squilla il telefono: "Ohi, sono io. Scusami ma sono in ritardo. Arrivo tra un quarto d'ora". Decido allora di farmi un giro per le strade del quartiere Monteverde, tanto per ammazzare il tempo. E cosa scopro? Decine e decine di volantini abusivi che, in barba all'ordinanza, se ne stavano tranquillamente appollaiati sui tergicristalli delle auto. In meno di 10 minuti ne ho fatti fuori una trentina, con la gente che mi guardava strano senza capire perché stessi facendo quella cosa. Avranno forse pensato che io fossi un vandalo, che stessi lì a sporcarmi le mani per divertimento, per fare una bravata. O magari che io fossi il proprietario di una concessionaria rivale o un dipendente Fiat cassintegrato. O magari ancora, il figlio di un piccolo boss di quartiere, "e che sia chiaro che senza il pizzo, a Monteverde, la pubblicità sui tergicristalli non la può mettere nessuno". Eppure bastava guardare in terra per rendersi conto dei motivi che mi spingono a rimuovere volantini dai tergicristalli. Basterebbe guardare più spesso in terra per rendersi conto di quanta cartaccia ogni giorno finisce dritta dal tergicristallo all'asfalto all'arrivo del proprietario dell'auto non interessato da questa invadente e incivile forma di pubblicità. Una forma di pubblicità selvaggia che, giova ricordarlo, costituisce la prima causa di sporcizia delle strade. Finito il mio "mini-tour depuratore" per le strade di Monteverde, metto il "bottino" di volantini nello zaino, mi lavo le mani alla fontanella, un goccio di Amuchina e mi risiedo ad aspettare il mio amico. Il quale arriva pochi minuti dopo.
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