Giornata caldissima, quindi cosa c’è di meglio che recarsi in montagna al fresco? Con la smart è questione di poco tempo arrivare al laghetto di Fiè, poco più di una diecina di chilometri, per una strada che più panoramica non si può e in pieno parco naturale.
Recentemente Lega Ambiente ha classificato questo invaso con 5 vele per la qualità dell’acqua e per il suo ecosistema ben salvaguardato.
Non è molto grande e nemmeno molto profondo (tre metri e mezzo al massimo), ma l’acqua ha una temperatura gradevolissima per farci il bagno, il lido, piccolo, è molto ben tenuto, ha pure un imbarcadero e una parte del lago (cosa del resto comune ai laghi di Monticolo e Caldaro), è occupata da canneti che costituiscono un tipico biotopo;
il tutto è circondato da pini ed abeti, giusto alla base del massiccio dello Sciliar.
Il laghetto viene alimentato da una sorgente chiamata “sangue dello Sciliar” in quanto nei boschi circostanti venivano compiuti sacrifici di animali agli dei. E pure questa è terra di streghe, come Sarentino, descritto qualche giorno fa. Nei pressi del laghetto si trova infatti il Sasso delle Streghe (Hexenstein) dove, si narra, queste donne malefiche assalirono un parroco che si era attardato nottetempo nel bosco e che, tramite le sue preghiere ed il suono delle campane, disturbava i sabba ed i riti magici.
A dire il vero i laghi sono due. Il secondo, più piccolo, è artificiale, e fu creato dal capitano del Tirolo Leonhard von Voels affinché si potessero irrigare i terreni circostanti e si potesse esercitare la pesca delle carpe, cosa quest’ultima che si attua ancora oggi, ma credo che ci si limiti alle trote.
Tutto intorno ai due laghetti tanti sentieri, fiancheggiati da siepi di lamponi e di more, mentre tra i pini si trovano mirtilli sia neri che rossi per preparare tante marmellate per farcire torte di grano saraceno o da accompagnare alla classica Wienerschnitzel.