Bene, dopo il gra tira e molla fra i partiti e all’interno degli stessi si è giunti, ancora una volta a un accordo. In questo caso si chiama Five Points Agreement e dice, in sintesi, che i tre partiti maggiori formeranno un governo d’unità nazionale sotto la guida di Bhattarai (maoista) per concludere (entro il 27 maggio) la nuova costituzione. Dopo, il paese verrà guidato alle elezioni da un nuovo governo guidato dal partito del Congresso. Ieri notte tutti i ministri hanno presentato le dimissioni. Fuori dal governo e in perenne opposizione a tutte le ipotesi di disegno costituzionale rimangono i maoisti duri di Baidya.
Tutti hanno segnalato la positività di questo passaggio che dovrebbe accelerare i tempi per definire la nuova forma di stato e, teoricamente, ridurre le tensioni. Noi (amici e conoscenti) crediamo che tutto sia destinato ad incasinarsi ancora, anche se speriamo nel contrario. Il problema attualmente più grosso è l’ipotesi federale del nuovo stato, cioè la divisione in 7, 10 o 12 regione autonome (ogni partito dice la sua) che sta sollevando proteste da parte di vorrebbe (giustamente) uno stato unitario e i movimenti dei molti gruppi etnici (newari, magar, tharu, limbu, tamang, sherpa, gurung, etc.) che vorrebbero una moltitudine di regioni etniche. Se si dovessero creare regioni o province basate su basi etniche o religiose il paese sarebbe diviso in più di 100 regioni e i gruppi più numerosi (Gurung 17% della popolazione, Sherpa 22% e Tharu 22%) dovrebbero avere macro-province, evento destinato a frantumare il paese. In uno stato fragile, socialmente, politicamente ed economicamente, l’aumento dei centri di spesa e di decisioni non sembra la soluzione migliore. Specie quando bisognerebbe iniziare ad avere qualche idea su come spendere i soldi dei donatori per iniziare a creare opportunità per il 60% dei cittadini che vive con meno di USD 1,5 al giorno.
Il crescere del fattore etnico, solo marginalmente presente nei decenni passati, è responsabilità dei maoisti che hanno strumentalizzato le divisioni durante il conflitto, creando strutture militanti tamang, tharu, limbu in contrapposizione con le elites dominanti (brahmini, chetri, newari). La bomba di Janakpur (diventate 5 le vittime) e il gruppo che ha rivendicato l’attentato (Terai Mukti Morcha-Fronte di liberazione democratico del Terai) è uno delle decine di gruppi politico-malavitosi nati dalla disperazione di ex-guerriglieri disillusi ,come il suo fondatore Rajan Mukti che strumentalizzano le divisioni.
A Kathmandu fioriscono le iultime, bellissime, jarcanda, che un tempo segnavano i viali della capitale.