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Nepal: monarchici alla riscossa

Creato il 23 febbraio 2010 da Cren

Nepal: monarchici alla riscossaL’ex Re Gyanendra è, ormai da mesi, su Facebook e conta oltre 2018 amici. La foto non è un granchè ma la sua pagina è molto vistata e commentata. Per il resto se ne sta tranquillo, a parte qualche giro in India, nella sua residenza collinare di Nagarjuna. In questi giorni, invece, i suoi seguaci sono in piazza.

Bloccata Kathmandu e dintorni, qualche rissa, 30 macchine danneggiate, 200 arresti e oggi tutti intorno al pallazzo del governo (Singh Durbar). Il partito monarchico ha raccolto solo 8 seggi nelle elezioni per l’Assemblea Costituente (su 601), oggi chiede il referendum per definire il futuro dello stato nepalese. Monarchia, reintroduzione dello stato Hindu, nazionalismo sono le caratteristiche dominanti del Rastrya Prajantra Party (National Democratic Party). Il simbolo è una mucca (il Dharma hindu), i leaders sono vecchi esponenti del Panchayath e dei governi d’emergenza di Gyanendra. Surya Bahadur Thapa, più volte primo ministro nella monarchia senza partiti che ha governato il Nepal dagli anni ’60 al 1990; Kamal Thapa, ministro degli interni, nell’anno dell’emergenza (2005-2006) arrestato dopo la rivoluzione e accusato di aver favorito torture e carcerazione illegittime. Adesso, un po’ scalcinati, siedono anche loro a gambe incrociate intorno ai palazzi del potere insieme ai contadini giunti da tutto il Nepal che ancora rimpiangono il buon monarca Birendra, ucciso nella “strage reale” del 2001.

Nei villaggi, malgrado i maoisti, i vecchi contadini ancora tengono, insieme alle foto delle divinità, quella dei sovrani che, come gli dei, comparivano dal cielo a bordo di un elicottero. Nel gran casino post-conflitto, che solo ora sta,  faticosamente, calmandosi, i monarchici stanno raccogliendo qualche consenso di fronte al nulla (come capacità di governo) degli altri partiti. Questo spiega la grande partecipazione popolare in queste giornate di protesta anche della gente di Kathmandu. Bello contento, Kamal Thapa spiegava alla folla che l’Assemblea  Costituente “ had no mandate to decide on the key issues such as monarchy, federalism and secular state. These issue must be presented to the people through a referendum”.

Così con l’arrivo dei monarchici, la tregua per i Kathmanduties (gli abitanti della capitale) è finita. Si era sperato in un pò di tranquillità dopo la ripresa del dialogo fra governo e maoisti, di poter usare la macchina, prendere i bus, taxi, van senza problemi e andare tranquilli al lavoro. Niente, sono comparsi i monarchici a fare nuovo casino.

Vita difficile; il blocco del traffico per gli scioperi s’aggiunge ai rifornimenti di benzina a singhiozzo, del gasolio per i generatori (quando manca la luce) ai problemi di rifornimento d’acqua.  La gente guarda sempre più incazzata i bianchi jeeponi delle NU e delle grosse INGO che possono sempre circolare alla faccia delle code per prendere 20 litri di gasolio o dei bandha (scioperi) ricorrenti. Sheetal Kumar scrisse un articolo sugli “elefanti bianchi”, Pajero, Patrols, Land Cruiser che girano fra hotels e supermarket della capitale con qualche burocrate a bordo. Si domandava perché le jeep della FAO non erano fra le risaie, quelle di Save The Children nei villaggi con i bambini, quelle dei difensori dei diritti umani nei distretti sperduti dove la gente è incarcerata e picchiata senza una ragione o nelle zone di confine dove chi vuole muoversi per lavorare è trattato come una bestia. Troppa fatica e scomodità, meglio aiutare i beneficiari scambiandosi idee, progetti e pensatone negli alberghi della capitale.

E, l’amico Sheetal, si domandava perché i burocrati dell’industria della solidarietà non viaggiavano, dando l’esempio, su piccole macchine elettriche dopo tanto parlare di sustainable development, anti-poverty schemes, human rights invece che spendere in benzina e inquinare la Valle. Magari Kathmandu usciva dalla triste classifica che la colloca fra le 10  città più invivibili (in quest’ordine) del mondo insieme a Harare (Zimbabwe); Dhaka (Bangladesh); Algeri (Algeria); Port Moresby (Papua Nuova Guinea); Lagos (Nigeria); Karachi (Pakistan); Douala (Camerun); Kathmandu (Nepal); Colombo (Sri Lanka); Dakar (Senegal).

Tutto spinge la gente a protestare ed oggi fuori dal coro (dal sistema di corruzione) ci stanno solo i monarchici. Quando si vede così tanta gente inneggiare alla monarchia, chiedere il  ritorno al passato viene da pensare a come i partiti stanno gestendo questo periodo di transizione che poteva essere, veramente, di speranza e ricostruzione. Il School Sector Reform Program (SSRP), che ha ricevuto immensi finanziamenti dai donatori internazionali (Finland, European Union, AusAid (Australiani) Agency for International Development), è stato sospeso. Finalmente i donatori si sono accorti che il Ministero dell’educazione è una immensa slot machine che riempe di soldi i  suoi burocrati. La corruzione è tale che addirittura il Tarai Madhes Democratic Party (TMDP) is all set to recall Education Minister Ram Chandra Kuswaha from the cabinet following charges of corruption. Quando si legge che il ministro vendeva i posti d’insegnante di sostegno per Rs. 300.000 (euro 3000) in tutto il Nepal. Alcuni ex-ministri usavano a babbo le auto della NEA (l’Enel locale), gli ex militari maoisti chiedono donazioni obbligatorie per sopravvivere. Qualcuno, raramente,  finisce in gabbia come il Direttore delle Dogane, Khem Raj Bhattarai, condannato a 1 anno dopo aver trafugato Rs. 20 milioni. Qua si và più all’ingrosso rispetto ai sistemi più raffinati della civilissima Italia.

Buona notizia per i viaggiatori dovrebbe riprendere il bus Kathmandu- Lhasa, economico e avventuroso.



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