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Nepali vintage

Creato il 03 settembre 2012 da Cren

Nepali vintageUn pò di anni fa (inizi anni ’80) conobbi Ganesh Citrakar. I Citrakar sono la casta (bassa) dei pittori che s’estende da chi dipinge le case a chi fa ritratti. La famiglia di Ganesh è nel settore da secoli, i suoi antenati facevano i ritratti (allora non c’erano le foto) delle famiglie nobili, splendide miniature, elaborati disegni. Il nonno e il padre divennero fotografi di corte quando acquistarono le prime macchine fotografiche con gli enormi negativi in vetro. Ganesh, oggi, lavora alla televisione di stato e gira con una moderna telecamera. Aveva un negozietto, di foto ovviamente, nella stradina che scende dal Kastmandap al fiume Vishnumati e mi mostrò il prodotto di secoli d’attività dei suoi antenati. In pratica la storia visiva del Nepal. Un patrimonio di dipinti e fotografie, quest’ultime in negativi di vetro chiusi in centinaia di scatole di legno.

La vecchia Kathmandu dagli inizi del secolo, le feste, le cacce alla tigri nel Terai, centinaia di ritratti di gente nobile con incredibili ed elaborati vestiti. Un vero viaggio chiuso nella sua casa. Qualche volta arrivava qualche studioso, anche di tessuti, per dare un occhiata a quell’incredibile collezione. Già allora, qualche vecchia fotografia, era venduta negli scalcinati negozi di fotografi intorno al chowk di Taiti ma solo negli ultimi anni questo immenso patrimonio storico è, progressivamente, venuto alla luce. Ganesh ha pubblicato, una decina d’anni fa, una serie di foto di Kathmandu agli inizi del secolo e così hanno fatto altri.

Adesso il WEB aiuta a raccogliere, mettere insieme, raccontare la storia del Nepal attraverso le immagini e, così, è partita l’iniziativa di un gruppo di ragazzi che su Facebook raccolgono tutte le vecchie immagini e stimolano chi le possiede a metterlo in rete. Non solo foto e filmati ma anche documenti, vecchissimi articoli di giornale, monete e manifesti, storie di poeti e scrittori. (Vintage Nepal-old pictures, videos and arts è il titolo).

Ritroviamo pezzi di Kathmandu ormai scomparsi come la strada dei dentisti che scendeva da Thamel fino all’ammucchio di chiodi sacri messi per ringraziare le divinità per la fine degli ascessi. Le feste, i vestiti, gli ornamenti delle decine di gruppi etnici che lo compongono. L’arrivo di Tenzin, il primo scalatore dell’Everest a Kathmandu, accolto come un eroe. I diversi sovrani, giovani e vecchi e le antiche corti dei Rana, con i notabili dai cappelli piumati. Le risaie che circondavano Bodhnath (un tempo in campagna) e Swayambunath. Le strade senza macchine e piene di animali. Le case dai tetti coperti di erba, le prime macchine portate a spalla sui sentieri delle colline. Tante facce simpatiche, incuriosite, con vestiti ormai scomparsi e le donne con ornamenti incredibili. Poi i villaggi e la gente che vi abita, simili alle foto di tanti anni orsono. Freakkettoni, nepalesi con i pantaloni a zampa d’elefante e siamo negli anni ’70 e ’80 che sembrano vicini ma lontanissimi dalla Kathmandu di oggi. Gli anni da cui è partita la velocissima accelerazione che ha cambiato Kathmandu e la sua gente negli anni ‘90. Scorre sulle pagine di Facebook la storia del Nepal e dei suoi abitanti, si coglie con gioia qualche cosa che ancora ha resistito come Jochee o Freak Street, nella foto negli anni ’70.

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