Riflessioni libere post-sisma
Maria Livia Brunelli. “Nessun pianto, testa bassa e pedalare: questa frase, postata su Twitter da una giovane imprenditrice ferrarese due giorni dopo il terremoto, condensa l’atteggiamento della nostra gente”. Così inizia l’articolo per l’ultimo numero dl luglio del Bollettino di Italia Nostra, scritto dalla storica dell’arte ferrarese Chiara Toschi cavaliere e interamente dedicato al terremoto che ha colpito l’Emilia.
Leggerlo è stata per me una sorpresa, perché quella giovane imprenditrice sono io.
Non è facile decidere da che parte iniziare per una riflessione sulla volontà di rinascita dopo il sisma. Siamo dentro un grosso cambiamento, soprattutto qui in Emilia: si credeva che bastasse resistere fino alla fine della bufera e invece la terra sotto i piedi ci ha fatto capire che aspettare non è la soluzione. E questo è proprio il momento in cui l’arte ci può venire in aiuto. Da sempre l’artista è una spugna e un’antenna che raccoglie i segnali e gli umori; poi con la sua opera ci apre squarci di riflessioni. Quindi ora più che mai l’arte è utile. Utile per farci guardare e vedere il qui ed ora, ma soprattutto per farci spiare il poi.
Io vivo in una casa-galleria, a due passi dal Castello estense: la notte del 20 maggio un rombo fortissimo ci ha svegliato, come se un grosso Tir avesse sbagliato strada e fosse entrato in Corso Ercole d’Este. Un ruggito che sembrava provenire dalle viscere della terra. Il letto ha oscillato in maniera impressionante, e la stanza in cui dormivamo, completamente tappezzata di opere d’arte, ha tremato tutta. Varie opere sono cadute dalle pareti, qualche scultura si è rotta. Anche le due sale della galleria non sono uscite illesa dal sisma: in una lunga crepa del muro l’artista Stefano Scheda, che ha inaugurato la sua mostra due giorni dopo la prima scossa, ha deciso di innestare dei piccoli rami pieni di gemme cerate, come gesto apotropaico per la casa e il territorio… un memento mori/ready made per ricordarci che la natura è più forte dell’uomo.
Tra le aziende più penalizzate del ferrarese c’è la ditta di Ceramiche Sant’Agostino: il sisma ha raso al suolo una parte dello stabilimento, provocando la morte dei due operai all’interno del reparto cottura. Come segno della battagliera volontà di “guardare avanti”, l’azienda ha ingaggiato Philippe Starck per firmare due collezioni che verranno presentate rispettivamente alla prossima edizione 2012 del Cersaie di Bologna e al Salone del Mobile 2013.
Il Comune di Ferrara sta invece sostenendo la vendita delle magliette “Nessuna scossa fermerà il nostro cuore” i cui proventi andranno a sostenere i progetti di ricostruzione post-sisma. Ma la frase più simbolica per la rinascita è scritta con una bomboletta spray in una parete scrostata vicino al Duomo di Ferrara, un invito a non perdersi d’animo per una città che gli Estensi avevano reso una delle capitali culturali più all’avanguardia della loro epoca: “Nel ’500 Ferrara era New York”.