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“Nessuno è mai stato ucciso in nome dell’ateismo”…davvero?

Creato il 21 agosto 2013 da Uccronline

NoAtheismLa vulgata comune in certi ambienti molto secolarizzati è che la religione abbia ucciso miliardi e miliardi di persone, in nome della religione, mentre anche se i peggiori dittatori della storia furono tutti atei dichiarati e impostarono sempre l’ateismo di Stato (Albania, Cina, Corea del Nord, Unione Sovietica, Cambogia ecc.), “nessuno è mai stato ucciso in nome dell’ateismo”.

Certamente è vero che alcune religioni hanno fin nei propri semi la prevaricazione con la forza sugli “infedeli”, mentre altre -come il cristianesimo- hanno alla base un messaggio d’amore. Tanti cristiani e tanti uomini di Chiesa hanno commesso abomini e violenze, spesso convinti che fosse la volontà di Dio, ma sempre lo hanno fatto tradendo il Vangelo e gli stessi principi che avrebbero dovuto difendere.  Se dunque si devono condannare questi comportamenti e chiedere scusa per essi, occorre anche rispondere alle accuse generalizzate e storicamente infondate che arrivano dalla cultura laicista.

Innanzitutto, ne abbiamo già parlato, gli studi -come “Encyclopedia of Wars” di Charles Phillips e Alan Axelrod- evidenziano che nella lista delle principali 1763 guerre della storia, meno del 7% hanno avuto una causa religiosa e generato meno del 2% di tutte le persone uccise in guerra. I conflitti armati, anche se portati avanti da autorità religiose, sono sempre stati motivate da conquista territoriale, controllo delle frontiere per rendere sicure le rotte commerciali o rispondere a all’autorità politica.

Passando alla frase “nessuno è mai stato ucciso in nome dell’ateismo”, essa può essere pronunciata soltanto da chi non conosce il Novecento, il cosiddetto “secolo ateo” che vide per la prima volta nella storia l’esplosione del rifiuto pubblico di Dio e i primi tentativi di creare sistemi sociali e politici privi di religione e ostili ad essa, come l’illuminismo aveva soltanto teorizzato. Il ’900 è stato il secolo ateo perché è stato il secolo marxista, e viceversa. Lo stesso Karl Marx ha detto: «la religione è l’oppio dei popoli», ma in Economic and Philosophic Manuscripts of 1844 ha anche aggiunto: «Il comunismo incomincia fin dall’inizio con l’ateismo. Anche se l’ateismo è diverso dal comunismo, l’ateismo è ancora per lo più un’astrazione».

Vladimir Lenin, il tremendo dittatore sovietico, ha invece affermato: «Un marxista deve essere un materialista, cioè, un nemico della religione, ma una dialettica materialista si basa non sulla lotta contro la religione in modo astratto, non sulla base della distanza puramente teorica, non variando la predicazione, ma attraverso un modo concreto, sulla base della lotta di classe, quello che sta avvenendo oggi, ed è educare le masse più e meglio di quanto possa fare ogni altra cosa». Ed ancora, Lenin spiegava: «La base filosofica del marxismo, come Marx ed Engels hanno più volte dichiarato, è il materialismo dialettico -che si è completamente ripreso dalle tradizioni storiche del materialismo del XVIII secolo in Francia e di Feuerbach (prima metà del XIX secolo) in Germania-, un materialismo che è assolutamente ateo e positivamente ostile a ogni religione». Non solo l’ateismo, ma anche il darwinismo influenzò il pensiero di Marx, Lenin e Stalin. «In queste ultime settimane ho letto un sacco di cose. Tra gli altri, il libro di Darwin “Natural Selection”. Anche se è sviluppato nel grezzo stile inglese, questo è il libro che contiene la base della storia naturale per la nostra visione», disse Marx nel 1860.

L’Unione Sovietica è stata ufficialmente atea dal 1917 al 1992, fino a quando salì al potere Gorbacev. Ed infatti la persecuzione dei cristiani in Unione Sovietica è stata violentissima: 28 vescovi e 1200 sacerdoti sono stati assassinati soltanto da Leon Trotsky. Dopo Lenin e Stalin oltre 50.000 sacerdoti sono stati uccisi, molti sono stati torturati, crocifissi e mandati nei lager. La maggior parte dei seminari sono stati chiusi, la pubblicazione della scrittura religiosa è stata vietata, abolito l’insegnamento religioso nelle scuole, nel 1922 messe fuori legge le canzoni e le celebrazioni religiose anche all’interno delle abitazioni private. «La Russia diventò rossa con il sangue dei martiri», ha detto padre Gleb Yakunin, militante dei diritti umani della Chiesa ortodossia. Secondo fonti della Chiesa russa, fino a cinquanta milioni di credenti ortodossi sono morti nel XX secolo a causa della persecuzione comunista.

L’ateismo (scientifico) divenne materia obbligatoria nelle università sovietiche, tanto che la poetessa russa Ol’ga Aleksandrovna Sedakova, docente dal 1991 presso la Facoltà di Filologia dell’Università di Mosca e nominata cavaliere della Repubblica francese nel 2005, ha raccontato: «Nessuno dei progetti utopici del regime come l’ateismo di stato o l’arte e le scienze manipolate dall’ideologia riuscì a realizzarsi allo stato puro. Ma pur nella loro parziale attuazione hanno generato fiumi di sangue, degradazione e ignoranza in tutti i campi».  Ne ha parlato anche Andrey Kuraev, laureatosi in “Teoria e storia dell’ateismo scientifico”, oggi cristiano: «Noi, gli studenti, specializzandi in ateismo scientifico, venivamo contattati dal Comitato dei Giovani comunisti di Mosca per condurre una ricerca sociologica sulla religiosità dei giovani. Ci mandavano nelle chiesa di Mosca ogni domenica in osservazione, per poi farci compilare dei questionari nei quali indicare il nome del sacerdote, il contenuto del suo sermone (specificando se era indirizzato ai giovani, se ha solo citato la Bibbia e i Padri della Chiesa o anche la stampa e la letteratura contemporanea). Dovevamo indicare anche il numero di parrocchiani e se avevamo riconosciuto dei giovani che conoscevamo».

Questo solo per quanto riguarda l’Unione Sovietica, ma bisognerebbe affrontare le altre dittature ufficialmente atee. Ancora oggi ne rimangono due: la Cina e la Corea del Nord (considerato lo Stato più persguitatore dei cristiani nel 2013 dall’agenzia americana Open Doors) dove ancora oggi i cristiani vengono discriminati in quanto cristiani, ovviamente nel silenzio imbarazzato degli aggressori occidentali della religione in nome della superiorità morale dell’ateismo.

Il premio Nobel russo Aleksandr Solzhenitsyn, spiegando le grandi tragedie del regime comunista sovietico, ha scritto: «Oltre mezzo secolo fa, quando ero ancora un bambino, mi ricordo di aver sentito un certo numero di anziani spiegare così i grandi disastri che hanno colpito la Russia: “Gli uomini hanno dimenticato Dio, ecco perché tutto questo è successo”. Da allora ho speso pressoché 50 anni di lavoro sulla storia della nostra rivoluzione, producendo centinaia di libri e raccogliendo centinaia di testimonianze personali. Ma se mi si chiedessero oggi di formulare nel modo più conciso possibile la causa principale della rivoluzione rovinosa che ha inghiottito circa 60 milioni della nostra gente, non potrei essere più rispettoso alla precisione se non ripetendo: “Gli uomini hanno dimenticato Dio, ecco perché tutto questo è accaduto”».

La redazione


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