15 maggio 1779
Nessuno lo saprà, né coloro che ci scrutano, né il futuro che ci ricorderà. Nessuno verrà a conoscenza dell’incontro che vi chiedo inginocchiato davanti alla vostra bellezza, perché ho il cieco bisogno di parlarvi, di guardarvi, di avervi tra le braccia, di consolare il dolore che mi rendete noto e che comprendo. Siamo stati prudenti, abili e agili; siamo stati ingannevoli e ci siamo salvati dalla maldicenza, ma adesso, con la nave che ancora non conosco pronta a far ululare l’ancora, sento la necessità invincibile di avervi e avervi, per me che vi amo, sarà anche solo sfiorare la vostra mano di velluto bianco e prezioso. Non negatemi un fugace incontro in un fugace attimo di una fugace notte, mia regina del cuore che amerei anche se foste regina delle baracche ai margini di Parigi che neppure immaginate, voi che siete figlia del cielo. Mentite, fuggite, rasentate i muri d’oro della vostra dimora, ma venite da me che vi attenderò con la divisa che tanto amate e che potrebbe, ma voi lo sapete, divenire estremo abito per dipartita prematura, perche io andrò in guerra, in paese distante, tra gente foresta, in luogo sconosciuto. Non ho rifiutato l’incarico, avrei potuto farlo, ma voglio essere uomo per voi, solo per voi, senza di voi esser tale mi sarebbe indifferente. Allora concedete a quest’uomo, umile solo al vostro cospetto, il sorriso ravvicinato del volto che adoro, il suono soave della voce che nessuno strumento potrà eguagliare, la carezza timida di vergine quale io vi considero, nonostante tutto, nonostante lui. Deliro, lo so, me ne rendo conto, questo amore è il delirio di voi che ho tentato di dimenticare e che, ora che il mare mi chiama padrone e feroce, temo di perdere per sempre. Voglio solcare l’onda con il ricordo di voi nel cuore, voglio sentire le vostre parole senza briglia lacerante alla bocca, voglio guardarvi negli occhi chiari come cielo terso ed entrarvi sino all’anima che mi accecherà e mi renderà ardito laddove ardimento è richiesto. Parlo troppo, scrivo troppo… ma non m’importa, non voglio rinunciare vilmente a voi e vi aspetterò, dove voi deciderete, dove per voi sarà prudente perch’io non conosco le trame del vostro regno, non ho nella memoria l’intreccio dei sentieri del mondo fantastico che avvolge il vostro castello. Ditemi dove attendervi, chiedete ciò che vorrete durante il nostro ultimo incontro, osate e non frenate istinto. Io ci sarò, vi porterò la luna se la chiederete. Poi, solo allora, ci diremo addio, anche se non sarà addio funesto. Dio veglia sull’amore e il nostro amore nessuna battaglia lo ucciderà, nessun dolore lo screzierà.
In attesa e vostro
Fersen
(LETTERA IMMAGINATA DALLA SCRITTRICE BARBARA RISOLI)