L'annuncio qualche giorno fa al settimanale Gente: Nicoletta Mantovani, vedova del tenore Luciano Pavarotti, ha dichiarato di essere guarita dalla Sclerosi Multipla grazie al metodo del professor Zamboni.
Il metodo sperimentale Zamboni, molto discusso in ambito scientifico, si basa sull’ipotesi di un collegamento tra l’insorgenza della sclerosi multipla e la Ccsvi (insufficienza venosa cronica cerebrospinale). La Ccsvi provoca il restringimento di alcuni vasi ostacolando l’afflusso di sangue al cervello e causando un accumulo di ferro riscontrato nei pazienti affetti da sclerosi multipla. Il metodo Zamboni è in via di sperimentazione in 10 regioni italiane a partire da quest'anno.
Quando ho sentito la notizia ho subito pensato ad una mia amica affetta da SM e ho pensato, chissà come sarà contenta. E invece lei era arrabbiatissima: "Avrei preferito che avesse annunciato il suo impegno affinchè tutti i malati di SM potessero fare l'esame ecografico e quindi, nel caso di positività, garantire a tutti i malati di SM con la CCSVI di sostenere l'intervento". Parole forse eccessive ma comprensibili se dette da una persona che è ancora oggi malata e che magari è da tempo immemorabile in lista d'attesa.
Se da un lato la Mantovani ha usato il suo caso per amplificare la notizia e dare speranza (e magari accelerare il passaggio da sperimentazione a cura standard per tutti), dall'altro io non ho pensato che ci sono molti malati di SM, diagnosticati prima della Signora Mantovani, che ancora oggi attendono un'ecografia dal Dottor Zamboni.
Insomma in Italia, come in tutto il mondo, ti curi bene e prima degli altri se hai i soldi. E questo forse ad un malato fa più male che la sofferenza indotta dalla propria patologia.
Banale ma vero
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