Nulla. Non mi riesce di scrivere proprio niente. Penso ad una cosa ma l’idea sfuma subito inghiottita da altri pensieri, si ingrigisce e poi si fa pallida, nascondendosi dietro la banalità delle cose di tutti i giorni.
Avrei voluto ricamare su rintocchi di campane in una fredda mattina di sole con il primo, appena percettibile, profumo di primavera nell’aria. Poi però la porta dell’ufficio che si richiudeva dietro di me e il rumore delle macchine ne hanno cancellato ogni traccia.
Oppure mi sarebbe piaciuto spiegarvi perché troppi romanzi nuocciono gravemente all’immaginazione: finisce che leggere di degenerazioni e lesioni cartilaginee su un referto porta subito a pensare alla parola “amputazione”, poi alla frase “Nonno, Clara cammina!”, poi al piccolo Tim e poi, e poi…
Potrei raccontarvi di come sia piacevole fantasticare che ci vorrebbe un viaggetto per tirarsi su e ritrovarsi, poco dopo, con il biglietto in tasca, la guida sul comodino e la voglia di partire.
Oppure lagnarmi perchè, a causa di un altro processo degenerativo, questa volta neuronale, e’ diventato complicatissimo studiare e ficcarmi in testa quattro concetti o rimanere seduta per un’ora di fila senza trovare ogni dieci minuti un ridicolo pretesto per alzarmi.
Potrei dirvi di quanto è difficile fare colloqui di lavoro, in questi tempi scuri, a persone con figli piccoli, disoccupate da mesi, che chiedono, con le lacrime agli occhi: “fatemi lavorare, non sono abituato a stare senza far niente, non so come arrivare a fine mese”. E sapere che c’è posto solo per uno di loro.
Invece nulla, ho il blocco. Le parole giocano a nascondino, aggrovigliate tra le liste di cose da fare, i lunghi elenchi di numeri sui fogli di calcolo, le sensazioni cupe, i brevi attimi di entusiasmo, la malinconia da mancanza in sottofondo, l’immagine delle stampelle che si rimette a fuoco e la fotografia degli sci che temo finirà a breve su eBay, la voglia di andare a dormire per qualche giorno di fila, un raggio di sole che illumina una pozza di neve che decongela e brilla, chiara.
Buona giornata: vado a cercale. Se il posto che hanno trovato è piacevole, magari resto lì anche io per un po’.
