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Niente di personale

Da Femminileplurale

Niente di personaleLa convinzione che il femminismo sia qualcosa che riguarda la sfera personale è un errore che rischia di far fare a tutti molti passi indietro.

Il femminismo è quel movimento che si batte per la compiutezza dei diritti di una certa classe di soggetti socialmente deboli accomunati da alcune condizioni biologiche, che diventano socio-politiche. E avere l’utero è una condizione esattamente in questo senso: come la pelle nera, è una condizione biologica che diventa una condizione socio-politica.

Per questo il femminismo è parente stretto di altri movimenti che, similmente, si battono per la compiutezza dei diritti di altri soggetti socialmente deboli, come gli immigrati, i gay, i bambini. Tra chi si dichiara femminista e si batte per il diritto all’aborto e chi si dichiara antirazzista e si batte per il diritto di voto degli immigrati, c’è meno differenza di quanto siamo abituati a pensare.

Certamente il femminismo si occupa di persone concrete, ma la natura della sua battaglia non è personale, bensì eminentemente politica. Non sta a me la valutazione storica che stabilisca se questa consapevolezza fosse presente nelle prime femministe dell’Ottocento oppure se sia arrivata più in là (e, se sì, a quale stadio della storia del movimento), ma oggi dovremmo tutti partire dall’assunzione che questi sono aspetti diversi. Da non confondere.

Facciamo un esempio, il più lampante possibile. C’è una coppia: lui e lei. Lei rimane incinta, ma non ha intenzione di tenere il figlio. Lui, invece, vorrebbe. Questa è una situazione personale che non auguro a nessuno (né ad amiche, né ad amici). I figli biologicamente si fanno in due, e il DNA dell’embrione è in misura uguale tanto della madre quanto del padre. Ma dal punto di vista politico, dei diritti, la situazione è cristallina: la gravidanza ha luogo nel corpo femminile. E non c’è dubbio su ciò che la legge può e deve fare: non lasciare spazio all’opinione dell’uomo sul destino del nascituro. Volete aggiungere un “purtroppo”? Come volete: purtroppo, nonostante i figli si facciano in due, la legge non può e non deve lasciare spazio all’opinione dell’uomo sul destino del nascituro. Da un punto di vista personale, mi dispiace per gli uomini – e ovviamente per le donne – che siano passati per una situazione del genere. Ma questa valutazione personale non inficia che, da un punto di vista politico, la situazione sia chiarissima: al contrario dell’uomo, la donna esperisce questa situazione sul suo proprio corpo e questo determina la situazione politica per cui lei debba poter decidere per sé, in un contesto garantito dalla legge (così come un cittadino deve poter votare per chi vuole, in un contesto garantito dalla legge).

Chi non è d’accordo con questa posizione politica deve scegliere: o si sta battendo per gli aborti clandestini – in cui perderebbero la salute o la vita un certo numero di donne non abbienti (mentre le donne che se lo possono permettere andrebbero ad abortire in cliniche private all’estero) – oppure si sta battendo per i lager per donne. Punto.

Non c’è niente di personale. Non c’è nessun odio che le femministe dovrebbero nutrire a priori per gli uomini con cui entrano in contatto quotidianamente. E il femminismo non è quella convinzione semplicistica che vede gli uomini in generale come brutali, cattivi e dominatori.

Il femminismo è quel movimento che si batte per il raggiungimento di condizioni politiche tali da permettere la compiuta realizzazione delle donne, soggetti, ad oggi, ancora socialmente deboli.


Tagged: Aborto, diritti, diversità, Donne, femminismo, generi, politica

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