Il capogruppo alla camera Cicchitto spegne i riflettori sulle paventate proposte di elezioni primarie per la scelta del candidato premier del centrodestra
Venghino Siori, venghino! Il teatrino dei giullari riapre i battenti, qualora li avesse mai chiusi.
La pagliacciata era prevedibile, quasi attesa, e arriva quando i pettegolezzi sul conto del cavaliere ed i sondaggi lo spingono un po’ oltre quella soglia che avrebbe potuto significare debacle alle politiche.
Quattro chili in meno, abbronzatissimo, invocato a gran voce da militanti e (lui dice) popolo: scommette ancora su sé stesso per evitare la diaspora del popolo di centrodestra. Incassa un successo d’immagine, vende due dei giocatori più rappresentativi del suo Milan (Ibrahimovic e Thiago Silva) ad un prezzo stellare, giusto per dimostrare che è consapevole del fatto che certe offerte non si possono rifiutare. In un certo senso, si è privato di un lusso.
A favore dell’ennesima berlusconata ci sarebbero i fedelissimi Cicchitto e Santanchè, quest’ultima magari decisa ad ottenere un posto di rilievo nel prossimo esecutivo, benché l’annuncio della vice premier che sarà donna (per non perdere di vista la questione rosa) ma estranea all’agone politico: una sorta di grillina, alla quale il candidato premier farà magari uno dei suoi colloqui a base di burlesque. Ma, a detta del candidato premier, sono in tanti ad avergli chiesto di salvare il paese (ma chi lo salverà dal suo operato?), tutti evidentemente mossi dal loro personalissimo interesse.
Che Angelino Alfano fosse ormai fuori dai giochi, si era capito da tempo, almeno dalla devastante tornata amministrativa di Maggio.
Ci si sbizzarrisce sulla prossima condotta comunicativa di Berlusconi: come vorrà impostare la campagna elettorale per la riconquista di Palazzo Chigi e la definitiva applicazione del modello culturale Italiano basato su tette e culi, volto al rincoglionimento definitivo delle prossime generazioni?
Alcuni sostengono che il premier abbia in mente una campagna elettorale alla Grillo: non dovrebbe venirgli difficile, la comicità è una delle doti che non possiamo non riconoscere al Caimano. C’è chi addirittura teorizza un riavvicinamento alla ex moglie, Veronica Lario: l’effetto consenso sarebbe assicurato, le puttane e le minorenni cadrebbero subito nel dimenticatoio in confronto con la riappacificazione con la ex moglie.
Possiamo pronosticare in prima battuta un linguaggio giovanile, meno ingessato, meno pieno di proclami a differenza degli imperativi liberisti delle scorse campagne. Probabilmente non riuscirà a non essere populista: l’IMU verrà tolta, la benzina non aumenterà per qualche anno, prometterà risorse per la ricostruzione dell’Emilia (anche se ancora l’Abruzzo è in lista d’attesa). Difficilmente nominerà il governo Monti, ci penseranno i “Silviofolli” a tirare in ballo il professore della Bocconi che ha fatto il lavoro sporco e ha permesso l’ennesimo ritorno in campo del re di Arcore.
Le facce da presentare saranno quelle pulite dei quarantenni, oltre agli Scilipoti, ai La Russa, agli immancabili vecchi della prima ora di Forza Italia.
E gli italiani?
Speriamo non dimentichino che tutti i provvedimenti adottati dal governo Monti sono stati votati da uomini del PdL, del PD, dell’UdC (che Berlusconi vorrebbe al proprio fianco, nel caso di una vittoria elettorale). Proprio quell’UdC che fino a qualche giorno fa avrebbe dovuto convergere con il PD in una potenziale coalizione di governo.
La voglia di rinnovamento viene sconfessata dai “soliti vecchi”. Non basteranno le dimissioni della Minetti dal consiglio regionale lombardo a svecchiare l’immagine di un partito da consegnare alla storia come la peggiore esperienza politica del secondo dopoguerra.