Niente venerdì di passione per Silvio. Approvato il “lodo Pilato”
Creato il 22 aprile 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
In un venerdì che la storia riporta come quello della “passione” per antonomasia, ci saremmo aspettati la notizia della notizie, stile quella che le Scapagnini pills non hanno fatto effetto, ma dobbiamo accontentarci di ciò che passa il convento, cioè, il governo. Sostanzialmente sono tre i fatti che meritano la nostra attenzione. Il primo è che la Banda Bassotti non vuole i referendum di giugno; il secondo è che Tremonti è stato pesantemente attaccato dalla sua stessa maggioranza; il terzo che Lassini, incassata la solidarietà di Silvio, resterà candidato alle amministrative di Milano. Oddio, ce ne sarebbe un quarto: Francesco Guccini si è sposato con la professoressa Raffaella Zuccari, ma saranno pure cazzi suoi, o no? Dopo aver apparentemente disinnescato il quesito più “emotivo”, quello sul nucleare diventato estremamente “sensibile” dopo Fukushima, il governo sta in tutti i modi provando a rendere nullo anche quello sull’acqua pubblica. Gli italiani si sono accorti che dopo la campagna di privatizzazione di un bene indispensabile, insopprimibile e che non può essere messo in vendita qual è l’acqua, le bollette sono aumentate del 65 per cento e il servizio di fornitura non è migliorato per un cazzo. Si sa, gli italiani sono bravi, buoni e creduloni, ma quando si tratta di metter mano al loro portafoglio, un po’ si irritano. Così, permanendo il quesito che vuole far tornare l’acqua un bene comune, il rischio che venga raggiunto il quorum per la validità del referendum c’è tutto. Il problema vero però, per Silvio& His Brother’s , è il terzo quesito, quello sul legittimo impedimento che quel birichino di Antonio Di Pietro ha pensato bene di sottoporre al giudizio degli italiani. La legge sul legittimo impedimento sancisce che non tutti i cittadini di questo paese sono uguali di fronte alla giustizia. C’è chi lo è di più come Berlusconi, e chi di meno come, ad esempio, Stefano Cucchi. Accertato il vulnus, Di Pietro, mogio mogio quatto quatto, ha allestito qualche centinaio di banchetti e raccolto le firme necessarie per chiedere agli italiani se sono favorevoli o no. Come accade ormai da tempo immemorabile, il paese sarà chiamato a dire si o no a Berlusconi e non al referendum, e questo Silvio lo sa. Come sa che i sondaggi sono in caduta libera e il rischio che stavolta prenda una tranvata è serissimo. Abituato a fuggire dai processi si è messo in testa di scappare anche dai referendum, ma che ce la faccia la vediamo dura. Ciclicamente Tremonti viene attaccato. Non dall’opposizione, come avviene nelle democrazie avanzate, ma dalla sua stessa maggioranza. Stavolta ad aprire il fuoco di fila ci ha pensato il neo ministro della cultura Giancarlo Galan che, stanco di sentirsi dire di no a ogni richiesta (compresa quella di finanziare la sua compagnia di avanspettacolo), ha deciso di scrivere al Giornale e di dire ciò che pensa del superministro dell’economia. Più che dargli dell’incapace o del commercialista fantasioso, Galan ha toccato il tasto debole del suo partito, quel rischio che fa diventare tutti paonazzi: perdere le elezioni. Lo stesso pericolo, anche se con un tono più soft, lo aveva adombrato la signora Prestigiacomo e tutti quei colleghi che, con il cappello in mano, erano andati dal ragioniere valtellinese a chiedere la questua. Finora l’unica alla quale Giulietto non ha saputo, o potuto, dire di no è Michela Vittoria Brambilla. Dopo averla vista in autoreggenti a “Porta a Porta” Tremonti ha perso la trebisonda. Stiamo assistendo all’ennesima faida interna al Pdl, ora che Silvio rischia di farsi da parte è iniziata la corsa alla successione. “Saranno lacrime e sangue”, come disse un coglione di nostra conoscenza un po’ di tempo fa. Lo avevamo scritto non più tardi di ieri: ma Lassini da che si è dimesso? Ricordate Letizia Moratti? “O me o lui”. E come avviene da sempre nel Pdl la risposta è “tutti e due”. Sara Giudice, la giovane e incazzatissima ex pidiellina milanese (quella che ha raccolto 12mila firme contro Nicole Minetti), ieri sera ad Annozero ha definito Roberto Lassini un “utile idiota”, il prestanome occasionale che, fedele nei secoli come la Benemerita, invece di parlare e di dire chi ha orchestrato la campagna BR=Pm, tace e si becca gli insulti assumendosene interamente la responsabilità. Questa cosa deve essere piaciuta tantissimo a Berlusconi che è abituato a ricoprire d’oro e a chiamare “eroi” coloro che non lo mettono in mezzo. Silvio è il premiatore dei silenzi e, come accaduto con Mangano, non ha ancora definito Lassini un eroe ma basterà attendere qualche ora, lo farà. Silvio è quello che se uno parla troppo, viene colto da un attacco di orticaria tanto che per le sue ospiti logorroiche di Arcore ha trovato un rimedio infallibile: fargli mettere la testa a posto, possibilmente sul particolare più evidente della statua di Priapo. L’utile idiota, scusate, Lassini, forte della solidarietà del presidente, non solo non si è dimesso dalla lista elettorale (non avrebbe comunque potuto) ma ha anche detto che, qualora venisse eletto, a mollare non ci pensa proprio. Sapete che vi diciamo? L’utile idiota, pardon, Lassini, prenderà più voti di Letizia Moratti. Ci penserà Danielona Plastic.
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