Magazine Opinioni
Nigel Farage è Dio. Lo è da quando il fasciocomplottismo 2.0 l'ha ascoltato su Youtube al parlamento europeo tuonare contro i poteri forti, il Bilderberg, la Trilaterale, il FMI, i tecnocrati Barroso e Van Rompuy e i governi tecnici Monti e Papademos; Nigel Farage è a tutti gli effetti l'idolo dei "finalmente qualcuno ha il coraggio di parlare" dei rivoluzionari sgrammaticati da social network e di quelli che inneggiano alla guerra d'Abissinia.
Nazionalista, leader dell'UKIP, United Kingdom Independence Party, movimento autonomista, antieuropeista e di tendenze conservatrici, Nigel Farage è la Cassandra dell'unione monetaria (che definisce prigione economica) e dell'UE della quale predice (auspicandoli) da sempre disastri.
L'antieuropeismo di Nigel Farage è primigenio, costitutivamente antitetico al concetto stesso di unione e va a contestare anche i principi di unitarismo monetario che indubbiamente hanno portato grossi benefici sia agli sfaticati PIIGS che a paesi più zelanti come la Germania.
Per molti paesi, di certo Portogallo e Grecia, probabilmente anche Italia e Spagna, l'entrata nell'Euro ha evitato un crack economico, una inevitabile svalutazione e un abbassamento radicale del tenore di vita medio della popolazione: una situazione modello Argentina con scene da guerra civile e lotte per il pane. L'Euro ha garantito una certa stabilità monetaria a paesi che hanno sempre gestito in maniera approssimativa queste politiche, ha inoltre eliminato i costi di cambio favorendo gli scambi internazionali. Non ultimo ha cercato di far sentire europei alla pari, tutti con la stessa moneta in mano, paesi con differenti economie: psicologicamente dal 1999 in poi un italiano e un greco non si sentivano più gli sfigati della lira e della dracma, ma al pari dei tedeschi e dei francesi potevano contare su una valuta economicamente ed emotivamente più forte.
La Germania, tanto per chiarire un punto fondamentale, con l'Euro è cresciuta e anche parecchio. Come? Incrementando le esportazioni, giovandosi di un sistema-paese virtuoso che ha consentito ai settori automobilistico, meccanica di precisione e farmaceutico di primeggiare nel mercato europeo imponendo i noti marchi altisonanti in maniera ancora più competitiva. Il mercato unico e l'Euro hanno rappresentato per la Germania un'opportunità unica, che i tedeschi hanno saputo cogliere al balzo, al contrario di altri Paesi come il nostro, che le eccellenze le avevano, ma non siamo stati in grado di sorreggerle per colpa di una macchina statale corrotta e sprecona, non solo inadatta a guidare, ma che ha chiesto sempre qualcosa di troppo in termini fiscali in un paese in cui l'evasione fiscale è lo sport nazionale preferito e che ha preteso sempre la sua parte, talvolta a sua insaputa, quando le aziende si aggiudicavano commesse importanti.
Sull'Euro Nigel Farage dice parecchie sciocchezze.
Ha ragione invece quando dichiara incompetenti i tecnocrati: se siamo arrivati sull'orlo di una bancarotta a livello europeo è evidente che chi ha gestito la baracca in questi decenni l'ha fatto in maniera pessima, non c'è bisogno di essere fini economisti per capirlo.
E nell'intervento di qualche giorno fa non fa una grinza facendo i conti della serva davanti ad un Van Rompuy indispettito: "Cento miliardi di Euro verranno concessi alle banche spagnole e il 20% di questi verrà versato dall'Italia. L'accordo prevede che gli italiani debbano prestare i soldi al 3% ma quei soldi a loro costeranno, indebitandosi sul mercato, il 7%. Non è geniale tutto ciò?!"
E' drammatico aggiungiamo noi. Barroso, Van Rompuy, Monti e tutti gli altri hanno una visione abbastanza miope della lotta alla crisi: austerità, tagli e politiche fiscali aggressive. Intendiamoci se l'Italia, la cui struttura delle PMI ha sempre fatto a meno dell'aiuto statale, avesse applicato al meglio i tagli concentrandosi su sprechi e privilegi inauditi del pubblico si sarebbe messa su una strada migliore, invece chi paga ha sempre lo stesso nome e cognome, ma soprattutto qui, idee non ce ne sono.
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