Una delle venti tappe della Campagna Navale della Marina Militare “Il Sistema Paese in Movimento”, condotta dal 30° Gruppo Navale, la Nigeria è una terra destabilizzata da lotte interne di natura politica, economica e religiosa tra opposti gruppi tribali del Nord e del Sud. Differenze etniche, territoriali e ideologiche che hanno generato crisi politiche e violenza religiosa – dalla rivolta di Maitatsine agli attentati di Boko Haram, fino ai recenti attacchi della pirateria – ma che non hanno rallentato l’impegno militare e di crescita economica del governo nigeriano. Considerando la posizione geografica sull’Oceano Atlantico e la rete fluviale del Delta del Niger, infatti, la Nigeria punta al rafforzamento della cooperazione internazionale per garantire una maggiore sicurezza marittima, fondamentale anche ai fini della crescita del Paese.
Il contesto storico-politico della Nigeria
Sottoposta al dominio coloniale inglese, la Nigeria raggiunse l’Indipendenza nel 1960, ma precipitò in una guerra civile scatenata dal tentativo di secessione delle province sudorientali di etnia Igbo, che terminò nel 1967 con la secessione del Biafra, poi annesso nuovamente nel 1970[i]. Tre sono le aree che compongono la Federazione nigeriana, quanti sono i maggiori gruppi etnici del paese: Hausa-Fulani, Yoruba e Igbo. Gli Hausa Fulani sono situati a Nord della Nigeria e professano la religione islamica. Gli Yorube sono concentrati nella zona sud-occidentale della Nigeria e questa etnia è di religione cristiana, con una minoranza di estrazione musulmana. Gli Igbo costituiscono una parte rilevante della società nigeriana e professano la religione cristiana. A seguito dell’Indipendenza, tra queste etnie emergono forti contrasti dovuti a una visione opposta della politica e della religione e ad una serie di interessi economici[ii]. Trent’anni di dittatura militare, una serie di colpi di stato e la scoperta del petrolio nella regione del Delta del Niger, che getta quest’area in uno stato di conflitto, alimentano la spaccatura tra élite politiche del Nord e del Sud della Nigeria. La fine del Colonialismo cede il potere alle classi politiche e militari del Nord, che occupano ruoli di responsabilità nell’esercito e nell’amministrazione dello Stato; ma, il business del petrolio a Sud rischia di indebolire l’autorità della zona settentrionale, che potrebbe perdere il controllo sulle rendite percepite dalla vendita degli idrocarburi[iii]. I proventi arricchiscono i funzionari governativi, favoriscono il fenomeno della corruzione e la povertà, che aumenta la disuguaglianza sociale che attraversa gli anni ‘80 e ’90, dai quali hanno inizio gli scontri causati dalla setta di Maitatsine. Kano, Kaduna, Yola, Sokoto e Zaria, sono solo alcuni delle città colpite dai seguaci di Muhammad Marwa, che si professa profeta musulmano e promuove l’instaurazione di un governo islamico e che non si ispiri al secolarismo occidentale[iv]. L’espressione più recente di questa instabilità è Boko Haram, che nasce all’inizio degli anni duemila nella città di Maiduguri, capitale dello Stato federato del Borno, all’estremo nord-est del Paese. Il gruppo si costituisce sotto la guida di un giovane islamico, Mohammed Yusuf. Boko Haram ricorre alla strategia del terrore per rovesciare il governo. Attentati e autobombe, tattiche terroristiche che associano il movimento ad Al-Qaieda. L’obiettivo è riunire i trentasei Stati nigeriani, invocando l’espulsione dei cristiani, e fondare un governo islamico sul modello del Califfato di Sokoto, che si instaurò nel corso del XIX secolo, prima della Colonizzazione europea[v]. Dal 2009, le attività del movimento si sono intensificate, come risposta all’intervento dell’Esercito e alla incapacità delle istituzioni politiche di risolvere i problemi economici e sociali che affliggono la realtà settentrionale. Non si esclude che il movimento possa anche essere strumentalizzato per promuovere l’instabilità, perché gettare un paese nel disordine consoliderebbe il potere politico delle classi dirigenti, in una società caratterizzata da un elevato livello di disoccupazione, povertà e corruzione[vi]. A ciò si aggiunga il fenomeno della pirateria. Nelle acque somale si è verificato un calo degli attacchi da parte dei pirati. Le missioni internazionali in corso hanno garantito una maggiore sicurezza dei traffici commerciali e delle imbarcazioni che percorrono il Golfo di Aden. La pirateria ha quindi trovato espansione nell’Oceano Atlantico. Zona a rischio nel Golfo di Guinea, è anche la Nigeria, uno dei principali Stati africani produttori di petrolio, esposta agli assalti a causa dalle scarse capacità di contrasto delle forze navali[vii]. È in questa realtà e nell’anno del Centenario della Unificazione della Nigeria che sono state accolte a Lagos, dal 28 febbraio al 3 marzo, la Rifornitrice Etna e la Portaerei Cavour, del 30° Gruppo Navale della Marina Militare.
Il Sistema Paese in Movimento
Il 30° Gruppo Navale, costituito dalla Portaerei Cavour, la Rifornitrice di Squadra Etna, la Fregata Bergamini e il Pattugliatore Borsini, è salpato dal porto di Civitavecchia il 13 novembre 2013 per raggiungere il Canale di Suez. Sulla rotta della Campagna Navale “Il Sistema Paese in Movimento”, affidata al comando dell’Ammiraglio di Divisione Paolo Treu, il Gruppo navale ha raggiunto il Golfo Arabico e l’Oceano Indiano, fino a concludere la campagna con il periplo dell’Africa. Gli obiettivi della spedizione hanno come denominatore il rilancio dell’imprenditoria italiana in ambito internazionale e in aree d’interesse strategico per il nostro Paese. In particolare, le finalità della Campagna, conseguite con mezzi Dual Use impiegati per scopi militari e civili[viii], sono:
- addestramento dell’equipaggio in contesti complessi, in collaborazione con le Marine alleate e dei Paesi amici;
- sicurezza marittima, attraverso operazioni di deterrenza contro la pirateria, di protezione del traffico mercantile, di ricerca e soccorso;
- sostegno alle Marine dei Paesi visitati, attraverso la cooperazione e lo sviluppo delle loro capacità operative (Maritime Capability Building), con particolare attenzione alla sicurezza globale;
- supporto alla politica estera nazionale, attraverso la Naval Diplomacy, uno dei pilastri della politica estera;
- assistenza umanitaria attraverso l’intervento di team costituiti da volontari del Gruppo Navale in collaborazione con la ONLUS Operation Smile, che ha eseguito interventi chirurgici maxillofacciali, eseguiti nelle sale operatorie del Cavour, in sei Stati africani (Kenia, Madagascar, Mozambico, Sudafrica, Ghana ed Algeria); la ONLUS Fondazione Francesca Rava che lotta contro la cecità infantile; le Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana e i sanitari del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, pienamente integrati con il personale medico militare e civile che hanno operato presso gli ospedali di bordo.
- promozione delle eccellenze imprenditoriali italiane, che hanno visto il Cavour svolgere un’intensa attività di promozione dell’Expo2015 nel Golfo Arabico e nel continente africano, oltre a sostenere il Made in Italy su mercati in espansione[ix].
Sul piano umanitario, nel corso della sosta a Lagos, le infermiere della Croce Rossa, il personale sanitario della Marina Militare e lo staff della Fondazione Francesca Rava, composto di quattro ottici optometristi e un oculista, hanno eseguito visite mediche ai bambini nigeriani. Sul piano più tecnico, invece, i militari nigeriani a bordo delle Unità della Marina Militare hanno seguito i quindici corsi formativi e addestrativi in materia di sicurezza nazionale, con particolare attenzione all’antipirateria, alle procedure di abbordaggio in mare, alla protezione delle piattaforme petrolifere, alla ricerca e al soccorso in mare, alla difesa da ordigni esplosivi improvvisati e alle procedure contro l’inquinamento marittimo. Le unità militari italiane hanno coinvolto nelle attività di sicurezza e nelle esercitazioni anche le imbarcazioni bandiera italiana, incontrati durante la lunga missione nell’Oceano Indiano e Atlantico. Nel corso della sosta, alle autorità militari nigeriane sono state mostrate le potenzialità e le capacità aeronavali italiane. Dalla Portaerei Cavour si sono levati i due velivoli caccia Harrier AV8B-Plus, seguiti da due elicotteri, Shark EH-101 e AB-212 Tiger. Dalla poppa della Fregata Bergamini è invece comparso il Cabat, rapido battello progettato per condurre tre diversi tipi di operazioni: supporto, assalto e appoggio[x].
Conclusioni
L’instabilità politica e sociale induce la Nigeria a rafforzare il ruolo delle forze militari e garantire la sicurezza di un’area marittima ricca di giacimenti petroliferi e soggetta alle incursioni piratesche. In questa direzione, la Marina Militare italiana ha messo a disposizione delle istituzioni nigeriane le proprie capacità e la propria esperienza in ambito umanitario e di difesa, al fine di fornire e formare le competenze necessarie a risolvere le problematiche che affliggono la società nigeriana. La Nigeria è per altro un mercato che svolge un ruolo d’importanza strategica nel cuore dell’Africa e che potrebbe offrire enormi potenzialità al Made in Italy, incoraggiato dalle nostre Forze Armate a investire e ad attrarre piazze d’affari straniere e in forte espansione. La campagna condotta dalla Marina Militare italiana potrebbe, quindi, contribuire a consolidare la cooperazione e la partnership economica e militare con la Nigeria. È questo il quadro in cui si colloca la presenza italiana in Nigeria.
Federica Fanulli
[i] Cfr. E. DI NOLFO, Storia delle Relazioni Internazionali, Editori Laterza, Roma, 2009, p. 970.[ii] Cfr. http://r4d.dfid.gov.uk/PDF/Outputs/inequality/wp6.pdf.[iii] Cfr. http://www.geopolitica-rivista.org/25450/gli-attacchi-di-boko-haram-e-il-fragile-contesto-nigeriano/.[iv] Cfr. http://worlddefensereview.com/pham101906.shtml.[v] Cfr. http://gpf-europe.com/upload/iblock/8d7/egf_commentary_islam_and_the_west_sebastien_jadot.pdf.[vi] Cfr. http://www.geopolitica-rivista.org/25450/gli-attacchi-di-boko-haram-e-il-fragile-contesto-nigeriano/; http://www.academicjournals.org/article/article1381995587_Fagbadebo.pdf.[vii] Cfr. http://www.analisidifesa.it/2013/04/pirateriagli-attacchi-calano-in-somalia-e-aumentano-nel-golfo-di-guinea/.[viii] Cfr. http://www.marina.difesa.it/attivita/dualuse/Pagine/default.aspx.[ix] Cfr. http://www.marina.difesa.it/attivita/operativa/30grupponavale/Pagine/default.aspx.[x] Cfr. http://www.analisidifesa.it/2014/03/la-marina-punta-sullafrica/.