Magazine Diario personale

NIGHTFALL MOTEL: 7/12. Leviathan

Da Parolesemplici

NIGHTFALL MOTEL: 7/12. Leviathan Ricordo perfettamente la notte in cui uccisi il Maestro Vampiro Leviathan.

Era il 19 maggio del 1780.

Le tenebre si erano mangiate il giorno fin dal primo mattino. Sembrava un’eclissi totale di sole ma era molto di più.

Venimmo fuori dal mare davanti al porto di Falmouth, nel Massachusetts. Non toccavamo terra da molto tempo, anche se per me e gli altri schiavi del Maestro il tempo non aveva più importanza. Trovammo la gente chiusa in casa, impaurita per lo strano fenomeno di buio totale. Qualcuno in strada urlava che era arrivato il giorno del giudizio. Che Dio aveva mandato le tenebre sulla terra per punire gli uomini dei loro peccati. Altri guardavano il cielo nero senza sole, in silenzio. Muti nel tremore immobile dell’aria che precedeva il nostro arrivo.

Attaccammo le persone nelle case con violenza. Banchettammo del loro sangue. La mancanza di luce solare ci dava tutto il tempo per divertirci a torturare chi ci capitava. Il Maestro Vampiro Leviathan sembrava inquieto. Guardava spesso il cielo, sentiva qualcosa. Quando finì la giornata nera senza luce, la notte portò un’umidità densa dal mare. Il buio era totale. La luna si alzò dopo mezzanotte, era rossa, sembrava un globo di sangue. Il Maestro Leviathan ebbe un fremito, si buttò a terra in uno spasmo che sembrava epilettico. Temeva solo la luce del sole ma lo strano potere della luna di sangue sembrava soggiogarlo. In quel momento io e miei compagni di sciagura sentimmo il controllo totale del Maestro venir meno. Ci sentimmo di colpo liberi, capaci di nuovo di pensieri nostri. In quel momento avremo potuto scappare, ma non avevamo idea per dove. Eravamo vampiri anche noi, suoi schiavi e senza il Maestro non saremo sopravvissuti.

Rimanemmo li, immobili, a guardare il Maestro Leviathan che sibilava, contorceva il suo corpo squamoso sotto la luna di sangue. Sembrava un grosso serpente marino che soffocava. Io mi trovavo vicino a lui in quel momento, incapace di muovermi. Ero tornato ad essere me stesso, Morgan Van Hook. Ero stato un uomo e un pirata. Ero stato uno schiavo vampiro e non sapevo cosa sarei stato ora. Guardavo il mio Maestro contorcersi sotto i miei occhi. In quel momento trovai dentro di me una forza che non ricordavo di avere, dopo un secolo di schiavitù. Presi una grossa spada e con un colpo fortissimo tagliai la testa del Maestro Leviathan.

La luna rossa divenne scurissima. Sembrava realmente grondare sangue. Udì la terra tremare e la città di Falmouth sussultò. Leviathan sibilò ferito a morte. Si illuminò dall’interno, bruciava. Fiamme rosse e arancioni si levarono dal suo corpo che anneriva carbonizzato. Dopo di lui bruciarono i miei compagni di sventura. La loro parte umana urlò fino a quando non si consumarono completamente, lasciando scheletri neri.

Io precipitai in un vortice. Mi sembrò di viaggiare attraverso il tempo, in un tubo luminoso che si avvitava in bagliori. Appresi di essere diventato uno dei sette Maestri Vampiro. Avevo ucciso Leviathan e ne avevo preso il posto. Appresi l’esistenza degli altri, di Behemoth, il bue dei pozzi, del toro Reem, di Ziz, l’uccello, di Lilith, Adam e Rahab, il Signore del Caos mondiale.

In quel momento appresi la mia nuova natura.

Cercai un posto dove rifugiarmi. Passai quasi un mese nascosto al buio, senza cibarmi di sangue. Dovevo riflettere. Ero diventato un Maestro Vampiro. Mi chiedevo come avrebbero reagito gli altri Maestri, perché così come io avevo saputo di loro anche loro avevano percepito la morte di Leviathan. Non era mai successo che un uomo prendesse il posto di uno dei sette Maestri.

Un mese dopo uscì fuori dal mio rifugio, ero affamato. Mi cibai di molto sangue e lo feci in maniera poco prudente. Lasciai molte tracce. Tutti quelli che assalì furono uccisi perché si temeva sarebbero diventati vampiri a loro volta. Ma non era così. Non avevo fatto nessun schiavo. Non mi servivano. Decisi che non avrei trasformato mai nessuno in schiavo vampiro. Non volevo un esercito, non volevo essere leggenda. Trovai rifugio in una casa nella zona del porto. Ci abitava un vecchio inglese che viveva da solo. Ne feci il mio schiavo umano e vissi a Falmouth per molti anni. Mi cibavo di sangue solo ogni tanto.

Aspettavo il momento in cui avrei avuto la visita di un altro Maestro Vampiro. Sentivo che sarebbe successo. Ne avevo avuto i segni in varie occasioni. La città davanti al porto cresceva, avrebbe preso, qualche anno dopo, il nome di Portland.

Continua Venerdì 16 Novembre: 8/12 Tracce di ricordi


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :