“Preferiresti che avesse un altro uomo, cioè l’ennesimo errore sentimentale. Così va a finire che si uccide come fece lo zio Oreste”. “Ma chi? Quello che trovarono impiccato nella stalla, perchè i bis nonni lo obbligarono a sposare Carmela, una donna che odiava e non amava assolutamente.” Rispose la gemella. “O preferiresti forse che le si avvicinasse un ragazzotto squattrinato, che fingendo di avere perso la testa per lei, si facesse pure sposare appropriandosi del nostro patrimonio? Mamma forse ci crederebbe, è in un’età delicata.” “Ma non ha detto di essere in menopausa? Certe vogliette dovrebbero esserle passate penso. O no?” disse Celeste. Si aprì la porta di scatto e comparve Rosina, con gli occhiali di traverso, il grembiule slacciato e i capelli sciolti. Quando si presentava in questo stato non c’era nulla di buono da presagire. Il silenzio cadde nella stanza scendendo dal soffitto come una scure che con precisione si posa sulla gola, pronta per essere tagliata. “Sedetevi, svergognate! Come vi permettete di dire ciò che ho udito con queste orecchie? In una casa benedetta da Dio e abitata da colei che dovreste amare di più al mondo e rispettare per quello che ha dovuto subire. Dovreste solo amarla senza giudicare: ma come potete permettervi di affermare scemenze simili!Il rispetto ed il bene che le dovete non dovrebbe mai venire meno: pensate a ciò che ha fatto in passato per voi, quando eravate due neonate! Vi invito a riflette a ciò che compie ogni giorno per voi due, razza di irresponsabili che non siete altro! Ho sentito tutto, per fortuna che non c’è ed è in Consiglio di Amministrazione, le sarebbe venuto un infarto se solo avesse sentito! Vergognatevi!”sentenziò Rosina Giudici con voce metallica. Nell’udire queste parole in maniera forte ed inequivocabile, le gemelle iniziarono a tossire e a mangiare il chewingum in maniera convulsa, tanto che venne loro il singhiozzo, come facevano da piccole quando erano in difficoltà.“Stavamo scherzando” disse Celeste,”Abbiamo di meglio da fare, che spiare la mamma quando è in bagno, vero Greta?” Greta, che si stava facendo un boccolo con le dita nervose e con le unghie smangiucchiate, rispose tra un palloncino e l’altro”Chi se ne frega di quello che fa nostra madre quando è in bagno! Ho altri cavoli per la mente ora.”“Farò finta di non aver udito nulla, auguratevi che Aristide passando non vi abbia sentito, altrimenti farete i conti con me e sapete benissimo che cosa intendo dire.” Celeste e Greta, impallidirono di colpo e cercando di farsi piccole piccole, supplicarono Rosina di non raccontare alla madre che avevano fatto uso di sostanze stupefacenti, alla festa dei loro diciotto anni. Anche se oramai erano passati ben dodici anni, l’accaduto non era passato inosservato. Purtroppo anche in altre occasioni, le ragazze avevano fatto uso di questi veleni micidiali, finendo in clinica diverse volte, ma Rosina puntualmente si accordava con i medici per dire che si trattava di gastroenteriti o infezioni batteriche, per mettere tutto a tacere. Non voleva procurare a Ninuccia altre preoccupazioni e tribolamenti, conoscendo bene il suo lato ansioso ed emotivo. Se avesse immaginato queste verità nascoste, non ci avrebbe messo molto a diseredarle di tutto quanto, nominando Rosina e gli altri suoi fedeli amici e collaboratori eredi universali. Alle disgraziate solo la quota legittima, quella purtroppo non poteva negargliela. Loro questo lo sapevano bene e per Rosina era l’unico deterrente, da usare in situazioni gravi.“Non lo puoi fare Rosina, non dirai sul serio vero?” Chiese Greta ora sul punto di svenire, “Non ci puoi fare questo, non stavolta che dobbiamo partire e ci aspettano i nostri fidanzati per presentarci alle famiglie.”Celeste come di consueto si mise a piangere, baciando Rosina che però non ne voleva sapere di cedere e spazientita chiese loro”Che cosa siete venute a fare a quest’ora del mattino? Sono parecchio occupata e non ho tempo per le vostre scemenze”.Un poco rincuorate, risposero che erano lì per prendere l’attrezzatura da sci di Ninuccia, quella che aveva indossato diversi decenni prima, per le prove di ammissione al campionato mondiale su ghiaccio delle Olimpiadi di Pechino.“Siete certe che vostra madre vi ha promesso proprio quello e gli altri completi? Non credo che voglia prestarveli! Ci tiene molto a quelle tute e a quel periodo spensierato della sua vita, uno dei pochi che ha vissuto. Sbadate come siete, glieli rovinereste sicuramente, ed io non penso che vostra madre voglia correre questo inutile e stupido rischio solo per farvi sembrare ancora più belle. Non ne avete bisogno!La vostra vanità e l’impertinenza che indossate, dovrebbero bastarvi per far capitolare quei due sprovveduti, quindi ritengo di non darveli.”.“Tu non ritieni proprio nulla, cara! Mamy ce li ha promessi e se fosse qua te lo potrebbe confermare! Anzi ora la chiamo e me la faccio passare subito, così te lo dice e si arrabbia pure, perché l’hai disturbata mentre è in Consiglio.” “No, Greta sei tu che la vuoi disturbare, non io. Io non voglio darti delle attrezzature per lei così importanti e preziose. In questo momento, Greta che sprizzava lampi dagli occhi, mentre Celeste tentava di tenerla calma sbraitò: ”Non me ne frega niente di quello che pensi tu, spostati, me li vado a prendere da sola quei maledetti completi da sci! Suppongo siano nelle stanze private di sua maestà, in uno dei suoi armadi numerati!”Rosina consapevole di quello che c’era sul letto in camera di Ninuccia, si sarebbe fatta uccidere piuttosto che farle passare.“Dovrete passare sul mio cadavere, se volete andare in camera da letto!”E allargò le braccia per tentare di sbarrare il passo a Greta che era sempre più imbestialita. Guai se avessero visto i preparativi e se fossero venute a conoscenza del progetto di Ninuccia. “Ma spostati perbacco, che perdiamo l’aereo!” Così dicendo Greta le diede una spinta così forte, che Rosina fece un volo quasi acrobatico, facendola atterrare sotto al peso di se stessa, sul parquet d’acero fiammato. Stava emettendo un grido acuto di dolore, quando comparve Aristide sulla porta del salone”Ma dove credete di andare signorine, così di fretta? Non vedete che Rosina è in terra accasciata? Che cosa è successo per tutti i lampi del cielo? Che cosa aspettate ad aiutarla a rialzarsi?” Cosa è accaduto per l’amor del cielo, dimmi Rosina, come hai fatto a cadere?”Mentre Rosina cercava il fiato per parlare, Celeste prontamente prese la parola e disse”Credo sia scivolata perché come di consueto, le cameriere mettono troppa cera d’api per lucidare i rosoni del parquet. Noi lo diciamo sempre a Mamy, ma lei insiste, li vuole lucidi come gli specchi dei bagni e sempre immacolati. Prese la parola Greta “Sì, i bagni dove lei indisturbata si …Un calcio ben sferrato raggiunse il malleolo di Greta, che finalmente si zittì. “Invece di brontolare cosa aspettate ad aiutarmi? Credo di essermi slogata una caviglia, Aristide per cortesia telefona subito al Dottor Baroni e digli se può correre qui. Ahi, Ahi, Ahi, Ahi, non riesco a muovermi, queste cose succedono sempre quando in casa ci siete voi due e manca vostra madre: sembra un destino!”A queste parole le due ragazze si fecero pallidissime in viso e cercarono di aiutare Aristide nel sollevare con delicatezza Rosa. Piano piano la misero sulla poltrona di velluto blu pallido, quella dove si sdraiava sempre Ninuccia con il gatto Bernardino, quando esausta ritornava dall’ufficio.Rosina si lamentava per il gran dolore, trattenendo a stento le lacrime, mentre le ragazze erano talmente in confusione che ruppero un vaso di Limoges di fine ottocento, facente parte di una delle collezioni della madre. Aristide telefonò in fretta al Dottor Baroni spiegando l’accaduto e con voce concitata gli disse”Faccia presto per favore, Rosina sta molto male e senza un suo consulto si rifiuta di salire sull’ambulanza, perché è quella vero, che dovrà prendere per andare all’ospedale?”Nel pronunciare queste parole si agitò oltremodo ed inciampò a sua volta nel filo del telefono, rischiando una caduta simile a quella di Rosina. Fu prontamente soccorso da Celeste e da Greta, che finalmente erano uscite dallo stato catatonico nel quale erano precipitate. Salvarono così le gambe al devoto Aristide, che non smetteva di ringraziarle.“Ci mancava solo che anch’io procurassi disagio in codesto momento di disperazione assoluta! Vi ringrazio per l’aiuto e vi prometto che non racconterò nulla a vostra madre delle inaudite parole che avete pronunciato poc’anzi.”Intervenne Rosina che aveva ancora un filo di voce per parlare, mentre la caviglia si gonfiava a dismisura e l’ematoma che si stava formando era grande e violaceo come vino che galleggia solitario in una tinozza. In questa confusione generale, mentre tutti aspettavano il medico, Ninuccia ancora rintanata nella sua sala da bagno, era impietrita per quello che aveva udito dalle boccucce d’oro delle sue figliole e per ciò che era accaduto sempre a causa loro, alla sua amata Rosina. Avrebbe voluto urlare forte, avrebbe voluto rompere tutto quello che le stava intorno e sicuramente avrebbe dato due sonori schiaffi alle gemelle. Quelli che non aveva mai potuto dare loro, quelli che si meritavano fin da bambine.“Le avrei dovute punire al momento opportuno, ora è troppo tardi, ma che accidenti ho capito io del ruolo di madre, che vado tanto decantando nei miei libri? Ma come faccio a venderne così tante copie, se non ho saputo nemmeno educare le mie figlie? Era uno dei momenti di pessimismo acuto, Ninuccia in cuor suo lo sapeva.“Mah, non so più cosa pensare: come mamma sono un fallimento completo eppure insegno agli altri a fare il genitore in maniera dolce ma decisa. E mi pagano pure!Ci deve essere qualche cosa dentro di me che non gira per il verso giusto”. Quello screanzato del suo primo marito, Fornasetti Achille detto “il furbo” operaio alla Fabbrica delle Scarpe, ubriacone e giocatore di poker accanito, se la vedeva dare anche solo una sculacciata alle sue bambine, minacciava di farla rinchiudere in un istituto per malati mentali, accusandola di percosse. Non riusciva nemmeno ad educare le sue figlie, non le era concesso, lavorava quindici ore al giorno, era magra come un uscio di cucina, ma andava avanti dicendosi che prima o poi il destino l’avrebbe ripagata di tutto e le avrebbe reso ciò che le aveva tolto. Tutto questo Achille lo compiva con la complicità e la benedizione solenne della suocera, cioè la mamma di Ninuccia, che inspiegabilmente si era ripresa da una gravissima malattia. Il cielo invece di punirla aveva voluto graziarla, chissà che cosa aveva promesso in cambio! Anche questo aveva dovuto inghiottire, tacendo e inghiottendo grandi quantità di ansiolitici. (fine secondo capitolo).
Se vorrete avere il Romanzo sempre a vostra disposizione e vi trovate meglio (come me!) a leggere un libro sul cartaceo, vi consiglio di stamparlo su carta normalissima A4, per ottimizzare la lettura ed averlo nella sequenza corretta. Sarà un Romanzo piuttosto lungo, considerando che è composto da 107122 parole e 645146 caratteri. Più o meno. Dovesse per puro e strano caso, venire da me pubblicato nel solito e noto formato editoriale, diverrà un libro di circa 370 pagine. Dal mio personalissimo punto di vista è da leggere con cura e pazienza, assaporando ogni istante che si rivelerà completamente diverso da quello precedente.Va da sè che la lettura proseguirà solo e soltanto se i primi capitoli saranno di vostro gradimento. La storia di Ninuccia è contornata da molti personaggi, assai diversi caratterialmente tra di loro, ci saranno differenti sequenze temporali intersecate tra loro, con momenti piuttosto delicati e forti. Personalmente apprezzo sempre un buon libro,a prescindere dall’autore, lo leggo con curiosità e desiderio di scoprire tutta la trama e sapere come va a finire. E’ dai primi capitoli che comprendo se proseguirò la lettura e se esso è di mio gradimento. Ognuno farà come crede meglio senza impegno! Buona lettura e buon viaggio con Ninuccia Ercolani!