Ho “ribloggato” di recente un articolo di questo sito* cui do spesso un’occhiata. Trovo infatti che tratti in modo semplice e chiaro questioni, quali i comportamenti infantili, che di sicuro interessano noi nonne. Questa volta copio la foto della bimba angosciata e riporto alcune considerazioni sugli impegni dei nostri nipoti. Molte infatti si prendono cura di loro durante parte il pomeriggio. Li accompagnano per esempio in palestra o piscina ed è pratica consueta assicurararsi che facciano i compiti, fornendo al bisogno affettuosa assistenza.
Non pochi piccoli, lo sappiamo e l’articolo conferma, affrontano l’impegno scolastico (ma anche sportivo e ludico) con scarsa serenità, preoccupati e quindi in ansia, per il giudizio delle maestre e/o dei compagni, timorosi di riuscire male, insicuri delle proprie capacità. Avviene spesso a bambini dotati, che non hanno alcun problema di apprendimento. Come mai?
L’autore dell’articolo, cornalesarpato, spiega che si tratta di ansia da prestazione. Che nasce “quando bambini e ragazzi sono oggetto di aspettative esagerate, anche da parte dei genitori”. Infatti …”E’ legittimo ed auspicabile che un genitore sproni il figlio ad imparare e migliorarsi, ma è fondamentale non caricarlo di troppe attese” . Lo dice Edvige Veneselli, neuropsichiatra infantile presso il Gaslini di Genova.
Esiste , prosegue l’articolo, un’ansia da prestazione positiva e una da prestazione negativa. Nel primo caso, la sana ambizione, che spinge il bambino a impegnarsi per un bel voto a scuola o per vincere una gara, è incoraggiata dai genitori che desiderano il meglio per i figli. ” l’importante è non esagerare e non viverlo – e farlo vivere – come fonte di stress”
Nel secondo prevale il timore dell’insuccesso. Può essere indotto dal genitore, che tende a proiettare ” le proprie aspettative o vedere nel successo/insuccesso dei figli un successo/insuccesso propri”; ma anche dipendere dal bambino stesso, desideroso di primeggiare e frustrato dalla prospettiva, anche occasionale “di scendere dal piedistallo di primo della classe o di campioncino nello sport”
Naturalmente l’ansia da prestazione e crea disagio al piccolo che ne soffre. I genitori in primo luogo e pure noi, per quanto ci compete, siamo impegnati a dargli aiuto per superarla o almeno tenerla sotto controllo. L’articolo elenca sette utili precetti, di cui riporto qui i titoli, invitandovi al completare la lettura dal *link: http://separazionedivorziodallapartedeibambini.wordpress.com/2013/09/30/bambini-con-ansia-da-prestazione-7-cons
1 – Dare un valore all’impegno richiesto.
2 – Porsi obiettivi realistici.
3 – Lasciamogli scegliere quel che più gli piace. Si riferisce alle attività extra scolastiche
4 – W il gioco libero e la solidarietà! Consiglia di evitare le tante/troppe attività senza pause di riflessione. “Occorre perciò organizzare anche spazi liberi, di relax, di gioco libero, di momenti trascorsi a casa. Senza dimenticare lo spazio per la solidarietà, per gli altri.
5 – Insegnare al bambino ad accettare anche un insuccesso
6 – Dare il buon esempio. Ho assistito più volte a scene invereconde e riporto il consiglio quasi per intero “Alla gara sportiva è giusto che il genitore tifi per il figlio, ma non bisogna lasciarsi coinvolgere in eccessi: talvolta si vedono adulti che urlano (…) all’indirizzo della squadra avversaria o dell’arbitro. È un comportamento scorretto ed un cattivo esempio anche per il figlio, al quale invece bisogna insegnare il rispetto per l’avversario, per le regole(…)
7 – Quando sbaglia, sbaglia. Non difendere ad oltranza il figlio (…)
Come ben sappiamo, responsabili dell’educazione sono sempre i genitori. Noi nonne, informate da loro o comunque in grado di riconoscere le condizioni di ansia del nipotino, adotteremo in ogni caso i comportamenti adatti.
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