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Nirvana al Reading Festival, 30 agosto 1992

Creato il 31 agosto 2010 da Athos Enrile @AthosEnrile1
Nirvana al Reading Festival, 30 agosto 1992

Esattamente 18 anni fa il giornalista Mike Paytress era testimone del seguente evento.

Reading Festival, 30 agosto 1992

Era trascorso appena un anno e mezzo da quando i Nirvana avevano firmato per una major e meno di uno da quando il loro secondo album, Nevermind, aveva trionfato a sorpresa nelle classifiche rock americane.

Eppure, nell’agosto del 1992, il più importante gruppo rock al mondo(quantomeno in termini di influenza artistica e presenza mediatica) era sul punto di sciogliersi. Come se non bastasse, Kurt Cobain stava pericolosamente giocando con la morte. O, almeno, ciò era quanto filtrava dai resoconti della stampa.

Reading è il festival inglese di più lunga tradizione e l’edizione del 1992 venne funestata dalla pioggia che trasformò la zona in un acquitrino. Per tutta l’ultima giornata la folla attese con un certo nervosismo l’arrivo dei Nirvana. Si temeva un annullamento improvviso o un annuncio del tipo:”Per il loro ultimo concerto, ecco a voi … “.

I nomi in cartellone nel pomeriggio erano stati in gran parte scelti personalmente da Cobain in modo da escludere “i fighetti inglesi”(una sorta di vendetta nei confronti delle intrusioni della stampa britannica).

Dal nord-ovest degli USA (la terra d’origine dei Nirvana) arrivavano gli Screaming Trees, i Mud-Honey e i Melvins, autentici precursori del grunge. Le L7 assecondavano la passione al femminile e i Bjorn Again quella per gli Abba, colonna sonora preferita dei Nirvana durante i trasferimenti in autobus.

A completare il programma c’erano Nik Cave, i Pavement e gli Eugenius, dèpendance artistica dei Vaselines, per Cobain uno dei nomi-simbolo della scena indipendente.

Ma si trattava di figure di contorno perché a Reading contavano solo i Nirvana.

Nel corso dell’anno il trio aveva già visitato Australia, Giappone e Europa continentale, ma durante le ultime settimane l’attenzione dei media si era concentrata sulle vicende private di Cobain, della moglie Courtney Love e della loro bambina Frances Bean, nata il 18 agosto.

La situazione era tutt’altro che serena.

Kurt e Courtney avevano subito pesanti attacchi a mezzo stampa, al punto da trovarsi coinvolti in una battaglia giudiziaria per conservare la custodia della figlia. Il casus belli era stato un’intervista apparsa su Vanity Fair poco prima della nascita di Frances Bean in cui la coppia parlava apertamente della propria tossicodipendenza. Un giornale scandalistico era uscito con un titolo particolarmente spiacevole: “La figlia di una rockstar nasce già drogata”. Cobain avrebbe in seguito ammesso che la situazione stava per portare la coppia al suicidio.

Un po’ di sollievo arrivò proprio grazie a quello che Chris Novoselic definì “il momento più bello di un anno di concerti”. Le terribili vicende private dettero un retrogusto particolare all’esibizione di Reading. Lo si capì quando Kurt mise fine all’attesa del pubblico irrompendo in scena su di una carrozzella con indosso un camice ospedaliero e una parrucca bionda che lo faceva somigliare a Courtney. Abbandonata la sedia, afferrò il microfono e urlò:” Ce la farai. Con l’aiuto degli amici e della famiglia ce la farai.”

Il trio, che nei due mesi precedenti aveva suonato insieme pochissime volte, apparve in forma smagliante. Dagli accordi iniziali di Breed al finale sparatissimo di Territorial Pissings ( con un accenno a The Star-Spangled Banner, l’inno americano), le 25 canzoni toccarono un po’ tutta la carriera dei Nirvana: oscuri singoli, composizioni precedenti il primo album Bleach, parecchio materiale proveniente da Nevermind e un nuovo brano destinato a entrare subito nel novero dei classici, All Apologies, dedicata da Cobain alla moglie e alla figlia. Kurt riuscì perfino a convincere la folla a intonare insieme a lui il coro “Courtney, ti vogliamo bene”.

I 60.000 fradici ed entusiasti spettatori non ebbero invece bisogno di alcun incoraggiamento per cantare dall’inizio alla fine Lithium, terzo e più recente singolo tratto da Nevermind.

Non è affatto il nostro ultimo concerto” gridò Novoselic. “Sì. Lo è”, ribatté Cobain. E in un certo senso lo fu: Reading segnò il momento in cui le ineccepibili credenziali rock dei Nirvana cominciarono a venire messe in secondo piano da situazioni umane sempre più complesse fino al tragico epilogo, venti mesi dopo, del suicidio di Cobain.



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