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IERI, 28 agosto, a Nizza si è festeggiata la Liberazione. Come tutte le città d’Europa, Nizza ha «cacciato» i crucchi mentre stavano scappando perché arrivavano gli americani, ma bisognava far credere ai posteri che si è liberata da sola. Cosi’ la Liberazione è costata ai nizzardi 31 morti che sarebbero ancora vivi (salvo morte per vecchiaia o altre cause) se fossero rimasti a casina e avessero lasciato fare il lavoro ai boys.
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IL 28 AGOSTO da noi è un giorno di festa. Nelle vie è un’orgia di carri armati Sherman, di camion Dodge, di jeep, di veicoli militari gentilmente offerti dai collezionisti dell’associazione MVCG Sud-Est e conditi di stars&stripes. Quest’anno c’è stato perfino un caccia che ha volato lungo la Prom’. Molte donne si vestono come negli anni ’40 con le gonne a pallini della nonna o della bisnonna, berretti baschi, cappellini con la veletta, calze di nylon con la cucitura, scarpe con i tacchi di sughero (si trovano in un negozio dedicato alla moda rétro). Qualche uomo tenta la canottiera, la giacca con la camicia aperta sul collo, il cappello, il giubbotto di pelle da aviatore che è ancora di moda. Ovviamente le comparse che guidano i veicoli sono vestite come i militari americani dell’epoca, una tenuta molto più décontractée di quella dei militari di oggi che sembrano tanti Robocop.
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LA SERA si balla il boogie nelle vie, ci si sbaciucchia, si tirano i fuochi d’artificio. E’ una giornata felice, molto diversa dalla Festa della Liberazione italiana che cade il 25 aprile. Da quello che si legge sui giornali, quel giorno in Italia la gente si guarda in cagnesco, fascisti e comunisti fanno esplodere bombe, le bandiere americane non si sventolano ma si bruciano. E i baci?
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Dragor