Il sole picchia sul Monumento ai Morti durante una cerimonia commovente: quella della Giornata Nazionale del Ricordo della Deportazione. Ci sono tutti: i reduci dai campi di concentramento di Dachau, di Auschwitz e di Mathausen, militari in pensione, partigiani, zingari, rappresentanti del culto ebraico e cattolico, una delegazione di studenti. Mentre la banda dei pompieri suona la Marsigliese e il Canto dei Partigiani, ogni gruppo s’inchina alla memoria del genocidio e depone una corona di fiori ai piedi del monumento. Altre corone sono deposte a nome del Consiglio Regionale, della Prefettura, della Città di Nizza, del Consiglio Generale.
Finalmente la cerimonia si conclude e tutti se ne tornano a casa. Tutti? No, rimane un gruppo che era rimasto in disparte. Un gruppo i cui membri portano sugli abiti un triangolo di tessuto rosa. Non c’è più musica, tutti gli altri se ne sono andati. Soli nel silenzio, due membri si fanno avanti e depongono una corona rosa ai piedi del monumento. Chi sono? I gay che a Nizza nessuno vuole associare ufficialmente alla cerimonia. Da 5 anni infuria la polemica. I gay arrivano con la loro corona rosa e i partigiani cercano di cacciarli via. “Che cosa volete?i” “Rendere omaggio alla memoria dei gay deportati.” “Ma a Nizza non hanno deportato nessun gay.” “Li hanno deportati da altre parti.” “Ma i nazisti erano in maggioranza gay.” “Li hanno deportati lo stesso.” “Forse vi hanno deportato come ebrei gay, partigiani gay, comunisti gay. ” “No, soltanto come gay.”
In effetti in tutta la Francia i gay sono ufficialmente associati alle cerimonie del Giorno della Memoria, in ricordo delle persecuzioni subite. Solo a Nizza vengono tenuti in disparte e possono deporre la loro corona rosa soltanto a cerimonia finita. Perché questa discriminazione? Qualcuno potrebbe credere che i nizzardi siano omofobi.
Dragor
.