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no bambini, no party

Creato il 07 maggio 2011 da Plus1gmt

Un altro tema centrale della società contemporanea è che un sacco di bambini in età scolare, specie i compagni e le compagne di scuola di mia figlia, compiono gli anni con eccessiva frequenza. In una classe di 25 alunni non è infrequente che nel corso di un anno ci siano 25 compleanni e questo determina una occupazione militare di 25 pomeriggi, in genere baglioniani sabati pomeriggi, per mezzo di rumorose feste di compleanno.

Mantellini alle prese con le feste di compleanno. E si lamenta di dover presenziare a un barbecue in una casa in campagna. Tsk. Dalle nostre parti, Milano e dintorni ma soprattutto dintorni, un invito a una festa con barbecue in una casa di campagna è una ghiotta occasione ed è in grado di intercettare partecipazione con punte del 100%. Bambini con genitori, ma soprattutto genitori.

Prima di sviscerare la questione, un preambolo: la tendenza a festeggiare ogni minima occasione oramai è fuori controllo. Perché festeggiare significa invitare, partecipare vuol dire rinunciare alla libertà di passare il proprio tempo libero con chi si vuole e, soprattutto, non arrivare a mani vuote. La scala dei valori dell’evento parte dall’onomastico alle inizializzazioni sacre battesimo-comunione-cresima, in cui i parenti vestono abiti acquistati per l’occasione, pettinature improbabili e ci danno dentro con l’alcol. Il compleanno, tutto sommato, è il male minore: solo uno dei genitori ne viene coinvolto. Ma a botte di 20 euro per il regalo a volta.

Dalle nostre parti, Milano e dintorni ma soprattutto dintorni, le feste di compleanno si organizzano all’oratorio, nelle sale che altre associazioni laiche mettono a disposizione, più raramente, soprattutto quando i bimbi iniziano ad essere grandicelli, nelle abitazioni private. Perché alla fine tutti invitano tutti, e solo in pochi hanno dimore in grado di accogliere venti bambini/e. C’è poi chi ha la fortuna di aver partorito nei mesi primaverili, con conseguente organizzazione del party al parchetto. Il massimo è avere i figli nati in agosto, quando si è in vacanza da scuola e l’obbligo di ricambiare gli altri inviti decade per diritto naturale. Perché, è un dato di fatto, organizzare una festa per bambini è una discreta rottura di coglioni.

Non fraintendetemi. Adoro passare il tempo con i bambini, mia figlia e le sue amiche. Quando il numero è maggiore o uguale a 6, iniziano le difficoltà. Quando l’età è maggiore o uguale a 7 anni, le difficoltà si manifestano in toto. Perché finché erano in età prescolare mi divertivo a farle giocare, scatolina chiusa scatolina aperta, è arrivato un bastimento, un due tre stella. Da 7 anni in su bisogna pensare ad altro, ci sono quelle che civettano un po’, quelle altre che ne sanno più di te, e se mentre prima il gioco destrutturato poteva anche essere tenuto a bada, ora bisogna essere altamente pronti a contenere la noia che si materializza in anarchia. Così molti genitori scelgono la strada delle strutture organizzate. Paghi un tot a persona e il gioco è fatto, è proprio il caso di dirlo. Questo fino a quando i bambini non saranno grandi abbastanza da giocare alla bottiglia o, ancora meglio, farsi le canne in autonomia.

Il guaio è che, tra le strutture organizzate di cui sopra, la più organizzata, economica e in auge dalle nostre parti, Milano e dintorni ma soprattutto dintorni, è il McDonald, che non è un McDonald come gli altri, ma è un McDonald sito in una stazione di servizio in uno svincolo dell’A4. Un non-luogo che più non-luogo di così non potrebbe essere, troppo in autostrada per essere raggiunto a piedi e troppo a ridosso delle abitazioni per essere considerato un autogrill.

Così, oltre alle overdose di hamburger, coca e principesse Disney, dobbiamo, anzi si deve, visto che io mia figlia lì non ce la porto e spero non entri mai, fare i conti con il pubblico da non-luogo, gente di passaggio, avventori che non hanno mezzi di trasporto per recarsi altrove, avventori che sono venuti lì apposta con i loro mezzi di trasporto, avventori le cui mamme hanno scelto di delegare il divertimento del proprio pargolo, nel giorno del suo compleanno, a pedagogisti del calibro di Ronald McDonald. E poi non domandatevi perché c’è chi, da grande, sceglie di spaccargli le vetrine.



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