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no pentole, no party

Creato il 14 dicembre 2013 da Plus1gmt

Ci sarebbe questa bellissima foto da fare con il pezzo finale di Corso Garibaldi – siamo a Milano, nota del blogger – con tutte le sue illuminazioni natalizie a forma di arco, a partire dal sagrato della chiesa di Santa Maria Incoronata. I caratteristici lampioni, l’ottocentesca Porta omonima e, dietro, i nuovi grattacieli di César Pelli e la guglia, uno scorcio tutto acceso all’imbrunire. Ecco che cosa mi aspetto dai Google Glass o da qualche altra diavoleria simile da indossare. Vedi una cosa che ti piace o che ti ispira, strizzi l’occhio – attenzione a non far equivocare le tue intenzioni a qualche avvenente passante – e la foto si salva in una micro-memoria flash che porti con te senza accorgertene. Non vedo perché non impiantata direttamente in un organo senza rischio di rigetto.

Vedo però qualcuno di quelli che sono con me utilizzare persino cellulari di vecchia generazione per fermare quel momento. In effetti non sono il solo a cogliere l’attimo, vista la profusione di intenzioni rivolte proprio da quella parte. Mentre sono persino sorpreso di riconoscere l’essenza familiare di un tabacco da pipa, mi chiedo con il naso all’insù chi siano i fortunati ad abitare gli appartamenti di queste zone un tempo operaie, ora tutt’altro. Che è un po’ lo stesso destino dei pescatori proprietari delle case in riva al mare di Camogli, per intenderci, la cui rivalutazione possiamo considerare un segno del cambiamento di fortuna a premio della tenacia di sopportazione del quartiere popolare nel primo caso, l’accanimento del tempo e la salsedine nel secondo. Se quelli che ci abitavano sessant’anni fa sono ancora vivi, sanno di cosa sto parlando.

Quanto a me, ho appena cambiato il canale di ricezione di uno di quegli apparecchietti che servono ai gruppi in visita turistica per seguire le spiegazioni della guida. Mi sembrava difettosa ma poi non era settata sulla frequenza giusta, comunque la spiegazione deve ancora incominciare e non mi sono perso nulla. La visita a questo suggestivo contrasto tra la vecchia e la nuova Milano, che non è ancora ultimata ma sembra che, a parte il parco che sorgerà, ci siamo quasi, non è ancora iniziata.

Fa freddo ma ci sono lo stesso ragazze in tuta da running che passano di corsa e si gettano dentro alla chiesa per un’Ave Maria ristoratrice. Il quadro è completato dai soliti venditori abusivi di tutto resi più agguerriti dall’atmosfera natalizia e dalla prossimità con la carità cristiana. Una donna del mio stesso gruppo acquista un fiore, mentre con me il ragazzo africano e i suoi libri non hanno nessuna possibilità.

La signora è la stessa che più tardi sarà l’unica a uscire con una busta di carta dal punto vendita Feltrinelli, aperto proprio nella nuovissima piazza Gae Aulenti, segno che ha interpretato perfettamente il senso dell’iniziativa. La gita, anche se gita non è perché viviamo tutti a una manciata di chilometri da qui, si deve concludere con un ricordo o più di uno. Gli altri, come me, si guardano reciprocamente a sincerarsi che il momento storico con crisi annessa e rivoluzione di contorno non ammette spese superflue, che già la visita guidata con tanto di pullman ha avuto il suo costo.

Ma non è questo il punto. Lungo la breve strada del ritorno, proprio mentre passiamo attraverso i nuovi snodi costruiti nell’area che davvero fa sembrare Milano una città europea – per qualche istante ho avuto l’impressione di trovarmi al Sony Center di Berlino – e la nostra guida preparatissima conclude il percorso con tutti i dettagli sul progetto dal punto di vista urbanistico, dal mio posto in fondo al pullman vedo le doppie file di teste canute che si sono iscritte, insieme a me, all’iniziativa. Era naturale, l’associazione che ha organizzato la proposta si rivolge a quel target di pensionati o giù di lì. Non è un problema, probabilmente la coppia di trentenni dietro di me sta pensando la stessa cosa ma, nell’insieme di capelli bianchi, ci ha messo anche i miei.

E non è nemmeno la prima volta in cui mi trovo ad abbassare l’età media di un gruppo. È la formula in sé che, riflettendoci, ha una serie di caratteristiche che, prima o poi, dovrò sempre meno considerare aliene. In quell’istante però provo il caratteristico sollievo alle membra, il contrasto tra il calduccio del riscaldamento contro l’intirizzimento e la spossatezza dopo appena tre ore di camminata, una cosa che sicuramente mi accomuna al resto delle persone che iniziano a sentire, come me, i morsi della fame. Finalmente siamo sulla via di casa.



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