Lo scandalo è che Vladimir Putin, quel maledetto, figuri fra i candidati al Nobel per la Pace. Non è uno scandalo che lo abbiano dato ad Obama, uno che appena dopo l’insediamento alla Casa Bianca ha sbloccato i fondi federali per l’aborto, non ha mai chiuso Guantanamo e, commosso per il Nobel ritirato nel 2009, ha impiegato droni a volontà per stecchire terroristi veri o presunti in mezzo mondo (Pakistan, Yemen e Somalia, ecc.) ed ha bombardato uno stato sovrano, la Libia, che contro gli Stati Uniti non aveva inviato neppure una scatola di cioccolatini avariati. Non scandalizza neanche che nel 2007, il Nobel, lo abbiano assegnato ad Al Gore, sostenitore di quella follia che è l’aborto a nascita parziale nonché autore di un film, “Una scomoda verità”, che – così ha sentenziato l’Alta Corte Britannica – conteneva almeno 11 gravi inesattezze: abortista e bufalaro, un profilo di tutto rispetto.
Allo stesso modo non meraviglia che ben due volte - nel 1938 da Gertrude Stein (1874-1946), scrittrice notoriamente ebrea e lesbica, e nel 1939 dal socialdemocratico Erik Brandt (1884-1955) - sia stato proposto per il Nobel della Pace lo stesso identico nome, quello dell’omino coi baffi. Ma sì, lui: Adolf Hitler (1889-1945). Per non rimanere indietro su questo versante e per dimostrare attenzione ai diritti umani, dal 1950 al 1990 l’Unione Sovietica istituì il “Premio Stalin per la Pace”, onorificenza il cui nome diceva già tutto. Ma anche per quelle gloriose premiazioni staliniane per la pace non si ricordano vesti stracciate. Tornando ai Nobel, particolarmente azzeccata è stata, nel 1919, l’assegnazione al presidente Thomas W. Wilson (1856-1924): in fondo costui spinse gli Stati Uniti ad intervenire soltanto nella Prima Guerra Mondiale, robetta. Ma per Putin è diverso. Solo che il suo nome figuri tra i 278 candidati al premio, è uno scandalo; dopotutto ha solo evitato una possibile guerra mondiale in Siria, che cosa pretende.