Le Monde è europeista da tempo e titola “un premio Nobel per la pace ampiamente meritato”, più per la storia della “pace che ha fatto l’Europa”, come ha dichiarato un europarlamentare francese, che per le lotte degli europei di oggi per far valere i propri diritti nella più grande economia del mondo, così afflitta da crisi d’identità. Le ultime righe dell’editoriale di prima pagina confessano che il Nobel è un incoraggiamento e che il Nobel è un incoraggiamento. Certo la storia è anche lusinghiera, partendo da quella Lega del carbone e dell’acciaio (1950) che ha evitato tensioni per l’approvvigionamento di materie prime così importanti. Anche oggi, tempi così oscuri, gli Olandesi non hanno ceduto alle pulsioni euroscettiche: dato di fatto di cui tener conto seriamente, ma per cambiare l’Europa di oggi, che pur tiene a freno, insiste ancora Le Monde, gli attacchi alla democrazia in Ungheria e Romania, Paesi che Forza Nuova considera un modello, come tutte le forze estremiste di destra, che però dalle nostre parti non vengono criticate dai partiti maggiori.
Volevate che l’Europa si consegnasse del tutto al gioco delle potenze, come avvenne grazie al Congresso di Vienna del 1815? Quella non fu una soluzione foriera di pace. Certo che oggi bisogna “riconciliare i popoli con l’Europa”, aggiunge Le Monde. Purtroppo è un dovere morale ribadito tante volte e mai eseguito realmente. L’Europa ha una storia che tende a evitare il peggio, che prende provvedimenti preventivi contro disastri economici, ma non riesce ad aggiornare il proprio stato sociale, modello di forma Stato che rende l’economia più fluida e sopportabile alle popolazioni. Cose che tutti verificano sulla propria pelle o su quella del vicino.
Quale altra speranza ha l’Europa se non rinnovare il meglio della propria tradizione, lo stato sociale. Le Monde racconta in due pagine, con un editoriale di Arnaud Leparmentier, la storia dell’unificazione europea. Una storia che ha saputo inglobare, senza schiacciarli, anche i Paesi dell’Est europeo. Il modello europeo, fosse più propositivo e meno dettato dai divieti, sarebbe eccelso, dopo tutti i guai del continente che ha assistito alla guerra dell’ex Jugoslavia, privo di una propria forza bellica. Anche per Le Monde resta molto da fare e il cosiddetto ministro europeo per gli affari esteri, la britannica Achton, non è stata proprio citata dal comitato per il Nobel. Un silenzio che pesa.
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